martedì 12 dicembre 2017

Arabia Saudita: 35 anni dopo riaprono i cinema



Dopo 35 anni l'Arabia Saudita riaprirà i cinema. A partire dal marzo del 2018 si potrà andare di nuovo al cinema in Arabia Saudita. Oggi il ministro della Cultura Awad al-Awad ha annunciato la fine del divieto entrato in vigore negli anni Ottanta, in seguito ad una svolta di carattere ultraconservatore: «In qualità di regolatore del settore, la Commissione generale per i mezzi audiovisivi ha avviato il processo di concessione delle licenze ai cinema nel Regno. È un momento di grande sviluppo dell’economia culturale del Paese». Sempre ha affermato al Awwad "l'apertura dei cinema fungerà da catalizzatore per la crescita economica e la diversificazione", osservando che "lo sviluppo del settore culturale aprirà nuove opportunità di impiego e formazione, oltre ad arricchire le opzioni di intrattenimento del regno". I primi cinema dovrebbero aprire a marzo 2018 ed entro il 2030 si prevede che saranno in funzione circa duemila sale in tutto il Paese, oltre a 300 teatri.

La decisione è stata presa nell’ambito del programma di riforme economiche e sociali Vision 2030 sostenute dal principe ereditario Mohammed Bin Salman. I cinema nel regno saudita vennero chiusi negli anni Ottanta, in seguito ad una svolta di carattere ultraconservatore. Per il muftì dell’Arabia Saudita le sale cinematografiche spingono alla depravazione perché favoriscono la promiscuità.

La revoca del divieto, rigidamente osservato dagli anni Ottanta con rarissime eccezioni, fa parte dell'ampio programma di riforme, denominato 'Vision 2030', con il quale il potente principe ereditario, Mohammed Bin Salman, sta scuotendo la monarchia del Golfo nonostante l'opposizione degli ultraconservatori che considerano le svolte una minaccia per l'identità culturale e religiosa.

L’apertura dei cinema integra due pilastri fondamentali del programma Vision 2030: incoraggiare una società vivace, compreso un settore dell’intrattenimento e alimentare un’economia fiorente che crea opportunità per tutte la popolazione. Per le autorità saudite l’industria cinematografica avrà un forte impatto economico che aumenterà le dimensioni del mercato dei media, stimolerà la crescita economica e la diversificazione contribuendo con oltre 23,9 miliardi di dollari al prodotto interno lordo, creando oltre 30mila posti di lavoro permanenti e oltre 130mila posti di lavoro temporanei entro il 2030.

Nei mesi scorsi la massima autorità religiosa del Paese, il gran mufti Sheikh Abdul Aziz al-Sheikh, ha sostenuto che la musica, i concerti, i film e le sale cinematografiche sono fonte di "depravazione" e, se tollerate, potrebbe diventare elementi di corruzione per gli abitanti del regno.

Nonostante il divieto sia ancora in vigore, il cinema saudita miete successi all’estero. La commedia romantica Barakah meets Barakah, il primo lungometraggio del regista 33enne Mahmoud Sabbagh, è stato proiettato alla Berlinale e Wadjda (La Bicicletta Verde) di Haifaa Al-Mansour aveva partecipato agli Oscar tra i film stranieri.

Negli ultimi mesi ha abrogato alcune misure restrittive imposte alle donne, dando loro più libertà. Lo scorso settembre è stato loro permesso di recarsi in uno stadio e nel giugno 2018 verrà concesso loro di guidare. Mercoledì scorso, inoltre, le saudite hanno potuto partecipare per la prima volta al concerto dell’artista libanese Hiba Tawaji che si è esibita al King Fahd Cultural Center nella capitale saudita.





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