mercoledì 26 aprile 2017

Macron e Le Pen: i programmi politici dei due sfidanti




Dopo il primo turno, svoltosi domenica 23 aprile, i francesi torneranno alle urne per le presidenziali domenica 7 maggio. I seggi aprono alle 8 e chiudono alle 19 in provincia e alle 20 a Parigi e in altre grandi città. Gli elettori sono 45,67 milioni, tra i quali 1,3 milioni di francesi all’estero. I candidati sono due: Emmanuel Macron (En Marche!, centrista) e Marine Le Pen (Front National, estrema destra)

Sfida tra il candidato indipendente centrista, Emmanuel Macron, e la leader del Front National, Marine Le Pen. Questo il primo verdetto delle elezioni presidenziali in Francia. Ecco i profili dei candidati e i rispettivi programmi.

EMMANUEL MACRON
Europeista convinto, sostiene non di meno la necessità di «rifondare l’Europa». Se dovesse essere eletto all’Eliseo, porterebbe a Bruxelles la proposta di avviare già dalla fine del 2017 un ampio dibattito sulle priorità dell’Unione. Ogni Stato sceglierà le modalità. Al termine di questa consultazione (che deve coinvolgere i cittadini), i governi stileranno una road map per far ripartire il progetto di costruzione europea.

Da ex ministro dell’Economia, ha studiato proposte articolate dal lavoro, alle imprese, al fisco. Conosce la macchina e l’ha già scossa con le sue idee liberiste. Un tema centrale della sua proposta riguarda il digitale: estendere la rete alle «zone bianche» arrivando a collegare con la fibra ottica l’intero territorio entro il 2022; sperimentare; lanciare una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale; proteggere i dati personali; rafforzare l’azione contro i «siti pirata».

L'Immigrazione non è il settore in cui intende apportare sostanziali modifiche, potrebbe lasciare in vigore il sistema delle «quote» all’ingresso degli immigrati regolari, accelerare le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato e anche i rimpatri in caso di diniego. La principale innovazione sarebbe l’introduzione di un visto per i «talenti», per attirare in Francia imprenditori, ricercatori e artisti stranieri.

Sul tema terrorismo, la prima preoccupazione di Macron presidente sarà quella di migliorare la circolazione delle informazioni tra gli uffici, polizia, magistratura, intelligence. E creare un centro permanente di coordinamento delle azioni antiterroristiche che faccia capo direttamente all’Eliseo

Per la cultura, promette di non tagliare i fondi agli investimenti pubblici in cultura (e in Francia non sono bassi). Propone anche sul modello dell’Italia un «pass cultura» di 500 euro per i diciottenni.

L'outsider, la maggior sorpresa di questa campagna elettorale ha 39 anni ed è un classico rappresentante dell'élite repubblicana. Laureato dell'Ena (la prestigiosa scuola pubblica di amministrazione), è stato per i primi anni ispettore delle finanze (periodo durante il quale ha fatto il co-relatore della commissione Attali sulla liberalizzazione dell'economia) ed è poi passato al settore privato, nel 2008, come banchiere d'affari presso Rothschild. Nel 2012 è diventato segretario generale aggiunto dell'Eliseo, come consigliere economico di Hollande. E nel 2014 ministro dell'Economia in occasione della svolta riformista con il Governo Valls. Dopo aver fondato, un anno fa, il movimento “En Marche!”, a fine agosto dell'anno scorso si è dimesso per poi candidarsi alle presidenziali come indipendente. Riformista, europeista convinto, non ha mai partecipato a un'elezione e la sua collocazione è al centro dello schieramento politico (“Né di destra né di sinistra”, come lui stesso dichiara).

I principali punti del programma
Piano d'investimenti da 50 miliardi (incentrato sulla formazione e l'aumento delle competenze, la transizione energetica e la modernizzazione dello Stato)

Calo della pressione fiscale sulle imprese, dal 33,3% al 25%

Creazione di un fondo da 10 miliardi destinato a finanziare l'innovazione nell'industria

Trasformazione del Cice (il credito d'imposta da 20 miliardi per le aziende) in esonero contributivo sulle retribuzioni più basse

Riduzione di 60 miliardi della spesa pubblica, per farla scendere dall'attuale 57% del Pil al 52%

Taglio di 120mila dipendenti pubblici

Prelievo unico del 30% sui redditi da capitale

Dieci miliardi di alleggerimento fiscale sulla casa

Varo di un “Buy european act” perché le commesse pubbliche siano riservate a imprese che hanno in Europa almeno la metà della loro attività

Realizzare un'Europa della difesa con un fondo specifico

Creare un mercato unico europeo dell'energia e dell'economia digitale

Trasferire a livello di azienda le decisioni sulla durata dell'orario di lavoro (mantenendo quella legale a 35 ore)

Sospendere l'indennità di disoccupazione a chi rifiuta più di due offerte di lavoro

Aumentare il budget della difesa dall'1,7% al 2%

Aprire gli uffici pubblici la sera e il sabato

Creare un servizio militare obbligatorio universale di un mese

Varare una riforma delle pensioni che preveda una sola cassa e regole uguali per tutti, con l'abolizione dei regimi speciali

Realizzare una legge di moralizzazione della vita pubblica che preveda per i parlamentari il divieto di retribuire dei familiari e di avere attività di consulenza

MARINE LE PEN
Convinta anti-europeista, una volta all’Eliseo negozierà con Bruxelles, promette, per riconquistare l’indipendenza della Francia e cambiare i trattati. Il risultato sarà poi sottoposto a un referendum sul modello della Brexit: vorranno i francesi continuare a far parte dell’Unione? La controrivoluzione di Marine prevede anche il ritorno al franco contro l’euro.

Centrali nel suo programma le politiche per il lavoro, dedicate all’ampia percentuale di disoccupati che l’hanno votata. Al tempo stesso però sono molte le misure di defiscalizzazione per le imprese. Sul commercio estero, la sua linea è di «protezionismo intelligente», che sostenga le imprese francesi (non è chiarissimo come)

L'immigrazione, è il suo cavallo di battaglia. Negli ultimi giorni di campagna elettorale, è su questi temi che ha lanciato le proposte più forti, a partire dalla moratoria dell’immigrazione anche legale. Le Pen è anche per l’abolizione dello ius soli (cittadinanza a chi nasce in Francia) e per una stretta ai ricongiungimenti familiari.


Sul tema terrorismo, linea durissima con interventi a tappeto: chiudere tutte le moschee recensite come «estremiste» dal ministero dell’Interno; togliere la cittadinanza a chiunque sia legato a una rete jihadista o sia registrato «S», sospetto; quindi espellere tutti gli stranieri contingui al fondamentalismo islamico. Anche Le Pen istituirebbe un’agenzia unica antiterrorismo, affidata al primo ministro

La cultura, non è un tema lepenista, ai suoi elettori interessa poco. Marine si limita a promettere che sosterrà le piccole associazioni culturali, sportive, umanitarie, educative «che animano la vita dei nostri territori». Aumenterà anche del 25% il budget per la protezione del patrimonio

Figlia del fondatore del Front National, Jean-Marie, ha 48 anni e prima di entrare in politica ha brevemente esercitato la professione di avvocato (tra il 1992 e il 1998). Diventata presidente del partito di estrema destra nel 2011, ha optato per un'azione più incentrata sui temi sociali (non a caso ha scelto come collegio elettorale l'ex zona mineraria del Nord-Pas-de-Calais, ad alta disoccupazione) pur senza rinunciare ai tradizionali cavalli di battaglia della sicurezza e della lotta all'immigrazione. È riuscita a svecchiare il partito, a renderlo politicamente presentabile. Dopo essere arrivata terza al primo turno delle presidenziali del 2012 (con il 18%, il miglior risultato di sempre), ha guidato il partito ai successi elettorali delle legislative dello stesso anno (il Front National è entrato in Parlamento con due deputati), delle comunali (1.550 consiglieri) e delle europee (25%, primo partito francese) del 2014, delle provinciali (25%) e delle regionali (28%) del 2015. I sondaggi le assegnano da mesi un livello stabile di consensi - intorno al 22% - al primo turno, più o meno alla pari con Macron, ma prevedono una sua netta sconfitta al ballottaggio, chiunque sia l'avversario.

I principali punti del programma:

Negoziare con l'Unione europea il recupero della piena sovranità monetaria (con l'abbandono dell'euro), territoriale (con la sospensione dell'accordo di Schengen), legislativa ed economica

In caso di insuccesso, entro sei mesi referendum per l'uscita dalla Ue

Superamento dell'indipendenza della banca centrale

Adozione del proporzionale in tutte le elezioni (con premio di maggioranza alla Camera)

Abolizione delle Regioni

Portare dall'1,7% al 3% del Pil il budget della Difesa

Assunzione di 15mila poliziotti

Creazione di 40mila posti in più nelle carceri

Tetto a quota 10mila per l'ingresso di nuovi immigrati

Abolizione dello “ius soli”

Stop al ricongiungimento familiare per gli immigrati

Nuova tassa sull'assunzione di lavoratori stranieri

Tassa addizionale del 3% su ogni prodotto importato

Pensione piena a 60 anni (con 40 anni di anzianità contributiva)

Abolizione della riforma del lavoro

Obbligo della divisa a scuola

Uscita dal comando integrato della Nato

Cinquantamila militari supplementari

Servizio militare universale di tre mesi

Rifiuto di tutti i trattati di libero scambio.

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