mercoledì 8 febbraio 2017
Il «tetazo gramsciano» proteste in Argentina
A seno nudo in difesa del topless, il giorno del “tetazo”. Migliaia di donne a Buenos Aires e in altre città argentine hanno protestato in piazza, a seno scoperto, dopo l'intervento della polizia a Necochea, una località di mare, multate per prendere la tintarella senza la parte superiore del bikini.
È una fredda ma serena mattina di luglio a San Isidro, piccolo centro agiato dell’hinterland di Buenos Aires. Constanza Santos, 22 anni, esce da una banca con il figlioletto Dante, di 9 mesi. Innervosito per l’attesa, affamato, il piccolo inizia a piangere e la madre si siede al centro di una piazzetta e lo attacca al seno. Due giovani poliziotte si avvicinano, le chiedono i documenti e la invitano ad allontanarsi, con il pretesto che legge vieterebbe di allattare in luoghi pubblici. La madre chiede i riferimenti di tali norme (in realtà esiste una legge a sostegno dell’allattamento che afferma l’esatto contrario) e a quel punto viene minacciata di essere portata in commissariato e trattenuta per accertamenti (frase particolarmente vessatoria, in un Paese dove – durante la dittatura militare del 1976-1983 – chi veniva “trattenuto per accertamenti” di solito spariva). Il bambino intanto inizia a piangere, la donna viene strattonata e costretta ad allontanarsi. Arrivata a casa, però, denuncia l’accaduto sulle reti sociali.
La reazione è immediata: in Argentina è normale vedere donne di tutte le classi sociali allattare per strada, camminando, nei parchi, sui mezzi pubblici. Associazioni per i diritti umani, gruppi femministi, madri e semplici cittadini si danno così appuntamento sabato 23 luglio, alle 15, per un tetazo (poppata) di massa: migliaia di donne, riunite nelle piazze di tutto il paese – da San Isidro alla capitale, da La Plata a Cordoba e Rosario, fino alla Patagonia – a dar teta ai loro figli.
“Conosco bene la piazzetta dove è avvenuto il fatto”, dice l’artista Yvonne Knutti, una mamma che ha aderito alla manifestazione. “C’è molta polizia, pronta a scacciare mendicanti e ambulanti, in nome del decoro. Devono aver pensato che una madre che nutre con amore suo figlio sia un’immagine offensiva”.
Per questo il tetazo è stata una manifestazione contro la violenza istituzionale. Contro l’indifferenza, dato che nessuno è intervenuto a difendere Constanza. “Contro il controllo sul corpo della donna”, spiega Naya Ledesma, cantautrice. “Perché da un lato ti giudicano se allatti in pubblico o se allatti ‘troppo’; dall’altro, stigmatizzano le donne che non riescono a farlo: come se fossero meno madri delle altre”. Naya e la sua bambina di 10 mesi hanno partecipato al raduno nel centro di Buenos Aires, sotto l’Obelisco. “Episodi come questi hanno un risvolto positivo”, continua Naya. “Spingono le donne a informarsi sui loro diritti, sulle leggi che le tutelano”. E tutelano i loro figli.
“La società è condizionata da una cultura ‘machista’ che si scandalizza per un seno che nutre un bambino, ma trova normale usare il corpo di una donna per vendere prodotti”, dice Paula Palma, maestra e madre di due figlie, che ha partecipato al tetazo di Puerto Madryn, nel sud del paese. “Non abbiamo fatto discorsi, perché non c’era bisogno di spiegazioni o giustificazioni”, continua Paula. “Allattare è già un gesto eloquente. Mia nonna, quando ha saputo dell’episodio di San Isidro, era incredula. Io stessa, che ho avuto la mia prima figlia a 18 anni, ho sempre potuto allattarla persino all’università, durante le lezioni”.
Nel frattempo, il comune di San Isidro ha chiesto che vengano presi provvedimenti contro le due poliziotte che, in attesa dei risultati dell’inchiesta interna, saranno comunque obbligate a seguire un corso sull’importanza dell’allattamento naturale nell’Hospital Materno Infantil della cittadina, certificato Unicef.
E pochi giorni dopo il tetazo, nella vetrina di un negozio dell’hinterland boarense è apparso questo cartello: “Mamma, se vuoi allattare tuo figlio, entra e mettiti comoda. Puoi anche bere un tè caldo offerto da noi. Non c’è bisogno che compri niente”.
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