sabato 27 febbraio 2016

Bail-in: di cosa si sta è parlando


Per i correntisti italiani, il 2016 è iniziato con un dato di fatto: in caso di fallimento della propria banca, chi ha un conto corrente con una somma superiore ai 100.000 euro, rischierà di accollarsi le perdite, quindi l’eventuale crisi di una banca viene risolta con il nuovo meccanismo detto “bail-in”- letteralmente "cauzione interna" - è il cuore della normativa sul risparmio entrata in vigore nei Paesi aderenti all'Unione europea. : il salvataggio dell’istituto di credito, cioè, non avverrà più con soldi pubblici dello Stato e/o delle banche centrali (come è stato sino a oggi), bensì attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti (come quelli dei correntisti che abbiano depositato più di 100mila euro) o la loro conversione in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a risolvere la crisi e a mantenere la fiducia del mercato.

Ma come funziona il bail in?

Di fatto, in caso di crac di un istituto di credito, a gettare il salvagente al posto dello Stato saranno, nell’ordine:

1) Gli azionisti

2) I possessori di titoli subordinati

3) I detentori di obbligazioni e altre passività ammissibili

4) Appunto, i correntisti (sia persone fisiche che Pmi) che abbiano depositi per un valore superiore ai 100.000 euro.

Saranno tutelati i correntisti con depositi per un importo inferiore ai 100.000 euro e i detentori di bond garantiti, dunque assicurati, come nel caso dei covered bond.

I correntisti saranno chiamati a partecipare alle perdite, solo se gli interventi che colpiranno le prime due categorie – azionisti e obbligazionisti non garantiti – non saranno sufficienti. In quel caso si interverrà sulla parte che eccede i 100.000 euro, dal momento che il Fondo di tutela dei depositi interbancari garantisce somme fino a tale soglia.

La vicenda del decreto salva banche ha messo in evidenza una pericolosa lacuna in termini di trasparenza. Diversi risparmiatori hanno infatti sottoscritto obbligazioni subordinate ritenendo che fossero sicure come titoli di stato; il che significa che il sospetto che diversi istituti di credito non spieghino la reale natura del rischio al potenziale cliente è in diversi casi diventato realtà.

Chiediamoci ancora una volta: il sistema bancario italiano è a rischio sistemico sì o no? E, in ogni caso, ha la forza per resistere ai cambiamenti determinati dalle nuove regole del bail-in europeo (il meccanismo di copertura delle perdite di una banca in caso di insolvenza) o questa volta, come temono i più allarmisti, rischiamo di finire nelle braccia della Troika?

Il sistema bancario italiano è solido. Ci sono molti compartimenti stagni prima di arrivare all’insolvenza su larga scala, con bail-in e (potenzialmente) accesso ai fondi europei (e alla Troika), soprattutto se c’è un rischio di contagio ad altre banche italiane ed europee (come nel caso di un grande fallimento bancario). Tra questi compartimenti stagni, ci sono: ulteriore capitale privato e strumenti ibridi della banca, la liquidità ordinaria e straordinaria (Emergency Liquidity Assistance o ELA) dell’Eurosistema (BCE), il Quantitative easing, che sostiene il valore degli asset, e addirittura controlli sui prelievi e movimenti di capitale, nei casi di emergenza (come in Grecia e Cipro).

Inoltre, va chiarito che il bail-in già si applica dall’agosto 2013, con la nuova raccomandazione sugli aiuti di stato, nel caso d’intervento statale diretto o del fondo di risoluzione (o del fondo interbancario di garanzia dei depositi), le nuove regole europee aggiungono due elementi chiave alla procedura già in vigore:

estendono il bail-in anche alle obbligazioni senior emesse dalla banca e agli altri debiti (con esclusioni definite nell’articolo 44 della Direttiva UE). Ci sono molte complicazioni legali sulla vastità della copertura, ma il bail-in iniziale non potrà superare l’8% del valore dell’attivo. Un successivo bail-in avrà luogo solo dopo l’intervento del fondo di risoluzione (per un 5% addizionale);

si crea una procedura certa nella gestione delle crisi bancarie, che riduce il rischio di massicce fughe di capitale o finanche di corsa agli sportelli (bank run). Per maggiori dettagli su rischi e benefici del bail-in, si veda il mio post del 28 dicembre.

Tuttavia, ci sono molte cose che non conosciamo e che creano incertezza e potenziale rischio sistemico. L’incertezza che la mancanza d’informazioni crea può essere fonte di fughe di capitali, anche se il sistema bancario è solido.

Le norme europee prevedono come ‘pavimento minimo’ per le banche che equivale a dire che una banca può effettuare investimenti (finanziamenti, prestiti, mutui, investimenti su titoli ecc) ponderati per il rischio superiori a 12,5 volte il capitale proprio. Più questo indicatore è elevato, maggiore dovrebbe essere la solidità dell’istituto, ovvero la capacità di affrontare eventuali scenari negativi. In generale un livello sotto il 9% non è considerato sufficiente, e sotto l’8% è assolutamente a rischio.

“Il nuovo impianto sui salvataggi delle banche in vigore in tutta Europa prevede in ultima istanza l’attivazione del bail in, vale a dire il contributo ‘interno’ al ripianamento delle perdite di titolari di azioni, obbligazioni e conti correnti con saldo superiore a 100.000 euro. La novità più insidiosa è proprio quella relativa alle eventuali perdite per i possessori di bond; gli azionisti comprano capitale a rischio per definizione, mentre per quanto riguarda i depositanti, il loro contributo è previsto solo in ipotesi più estreme. Diverso il ragionamento per i bond, che verrebbero chiamati a dare un contributo, in particolare con la conversione in azioni”.

Ancora:
“Le obbligazioni bancarie  sono uno strumento fondamentale per la raccolta di denaro da parte degli istituti e quindi per l’attività di prestiti sia alle famiglie sia alle imprese. Tuttavia, il nuovo assetto regolatorio sulle risoluzioni delle crisi creditizie potrebbe disincentivare l’acquisto di questi strumenti da parte della clientela bancaria, facendo venir meno un importante strumento di raccolta. Tutto ciò con conseguenze pericolose sul versante dei finanziamenti”.


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