mercoledì 9 marzo 2016

Le Europa alza il muro: chiusa la rotta balcanica verso il nord


Europa per migranti e profughi. Macedonia, Croazia e Serbia hanno chiuso definitivamente le loro frontiere. Circa 13mila persone sono rimaste bloccate in Grecia. Dopo il vertice tra Unione europea e Turchia, la Slovenia consente l’accesso solo a chi ha documenti validi per l’area Schengen.

L’Ungheria ha inviato altri 1.500 soldati al confine con la Serbia per fermare il passaggio dei migranti.

Le autorità a Skopje hanno spiegato che ciò fa seguito alle decisioni di Slovenia Croazia e Serbia di non accettare più migranti senza documenti validi e di ripristinare il regime delle regole Schengen. Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) si è definito "profondamente preoccupato" per il progetto di accordo Ue-Turchia.

La Macedonia ha chiuso i suoi confini per i migranti, e dalla mezzanotte non si accettano più profughi nel centro di accoglienza di Gevgelija. Le autorità a Skopje hanno spiegato che ciò fa seguito alle decisioni di Slovenia Croazia e Serbia di non accettare più migranti senza documenti validi e di ripristinare il regime delle regole Schengen. Nessun migrante è entrato in Macedonia dalla Grecia nelle ultime ore, e in pratica la rotta dei Balcani è stata chiusa.  La Slovenia è stata il primo Paese dell’Ue ad applicare l’intesa raggiunta lunedì notte a Bruxelles con la Turchia. I termini non sono ancora perfezionati e con Ankara servirà un nuovo incontro, il 17 marzo, ma per Lubiana un accordo c’è e va dunque applicato al confine con la Croazia, Paese che a sua volta non è dell’area Schengen e dallo scorso agosto faceva passare i migranti: da mezzanotte, la polizia accetterà solo chi ha il visto, chi chiede asilo e chi ha bisogno d’aiuto umanitario.

Orban decreta stato di crisi in Ungheria  Il governo ungherese ha proclamato lo stato di crisi in tutto il Paese, in seguito alla chiusura della rotta balcanica. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Sandor Pinter oggi a Budapest, in conferenza stampa. In seguito a questa decisione, la polizia e i militari ungheresi saranno rafforzati con altri 1.500 soldati. Tusk: stop nei Balcani è decisione a 28 "Il flusso irregolare di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali è finito. Non è una questione di azioni unilaterali, ma una decisione comune a 28", così il presidente del consiglio europeo Donald Tusk su Twitter. "Ringrazio i Paesi dei Balcani occidentali per l'attuazione di parte della strategia globale europea per gestire la crisi dei migranti", aggiunge.

Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) si è definito "profondamente preoccupato" per il progetto di accordo Ue-Turchia "Come prima reazione sono profondamente preoccupato da qualsiasi accordo che possa implicare un respingimento a tappeto da un Paese a un altro senza le protezioni di salvaguardia previste dalla legge internazionale", ha dichiarato Filippo Grandi al Parlamento europeo all'indomani dell'intesa di massima raggiunta tra Europa e Ankara, da finalizzare al vertice Ue del 17-18 marzo, che prevede innanzitutto che la Turchia si riprenda tutti i migranti "economici" (quelli che non hanno diritto alla protezione internazionale) che sono arrivati in Grecia dopo aver attraversato illegalmente la frontiera. Inoltre, saranno rimandati indietro, a spese dell'Ue, anche i profughi che avrebbero diritto alla protezione internazionale (siriani compresi) ma che sono approdati illegalmente nelle isole greche dell'Egeo partendo dalle coste turche.

A Idomeni restano ancora 15 profughi  Nel centro di accoglienza di Tabanovce, nei pressi di Kumanovo al confine nord con la Serbia, restano poco più di mille migranti in condizioni molto precarie sia per la scarsità di cibo sia perché sono tutti all'aperto, al freddo e sotto la pioggia. Al tempo stesso a sud sono quasi 15 mila i migranti e profughi bloccati da settimane a Idomeni, in territorio greco alla frontiera con la Macedonia, anche'essi in condizioni insostenibili, con una situazione igienico-sanitaria indescrivibile, sotto tende precarie che affondano nel fango. Tantissime famiglie con donne, bambini e anziani molti dei quali malati e bisognosi di assistenza medica. Nessuno sa ancora quale sarà la loro sorte.

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