mercoledì 18 aprile 2018

Corea, incontro Mike Pompeo con Kim Jong-un




Mike Pompeo, direttore della Cia in attesa della conferma in Senato della sua nomina a segretario di Stato, ha incontrato segretamente il leader nordcoreano Kim Jong-un. Lo ha svelato il Washington Post, precisando che la visita di Pompeo a Pyongyang è avvenuta nel weekend di Pasqua. Lo straordinario incontro tra uno dei più fidati uomini del presidente americano e il leader del regime nordcoreano rientra nello sforzo che sta compiendo l'amministrazione Trump per preparare il terreno ai colloqui diretti tra lo stesso Trump e Kim. E per trovare così ai massimi livelli una soluzione sul controverso programma nucleare di Pyongyang. L'incontro è quello di più alto livello avvenuto tra i due Paesi dal 2000, quando l'ex segretario di Stato Madeleine Albright si incontrò con Kim Jong-Il, il padre di Kim Jong-un. Un incontro tra Trump e il leader coreano è dato per probabile nel prossimo giugno.

Il primo grande contatto diretto, ancora di recente inimmaginabile, è avvenuto. Come nei film di fantascienza, o in questo caso di fantapolitica che si trasforma improvvisamente in realtà da toccare con mano.

Donald Trump ha spedito con successo un suo alto emissario - il capo della Cia e Segretario di Stato in pectore Mike Pompeo - ad un incontro faccia a faccia con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Un incontro che ha avuto luogo durante le feste di Pasqua per creare le condizioni di uno storico summit bilaterale tra i leader dei due Paesi, con in palio il un disgelo atomico nella penisola coreana e forse una vera e propria pace formale ormai sconosciuta da generazioni.

Il viaggio di Pompeo è stato organizzato in gran segreto, e questa volta non era filtrato, ad eccezione di indiscrezioni sull'apertura di canali di dialogo. Fino a quando nella serata di ieri lo stesso Trump, dalla sua residenza in Florida Mar-a-Lago, dove ha organizzato un vertice di due giorni con il premier giapponese Shinzo Abe, non ha sollevato esplicitamente il sipario. Ha parlato di colloqui diretti «ad altissimo livello» in corso tra Washington e Pyongyang e da lì alla rivelazione-shock, da parte di funzionari della Casa Bianca, che Pompeo aveva visto Kim il passo è stato breve. Uno degli oggetti della discussione, ovvio quanto cruciale: dove svolgere il summit, con al momento cinque località considerate dalla Casa Bianca.

La Cia è diventata il canale prescelto da Trump per questi colloqui preliminari, rispetto a più tradizionali missioni diplomatiche. Anche facendo di necessità virtù: il Dipartimento di Stato è infatti tuttora decimato dalle riorganizzazioni e demoralizzato dalla sfiducia della Casa Bianca, e appare in fase di transizione di leadership con l'avvento - non a caso - proprio del plenipotenziario dei servizi segreti Pompeo, molto vicino al presidente.

Il direttore della Cia aveva oltretutto già creato un canale di comunicazione con il regime di Kim attraverso i capi della sua controparte nell’intelligence, il Reconaissance General Bureau. Supporto ai contatti è stato fornito anche dai servizi sudcoreani, in particolare dal direttore del National Intelligence Service di Seul, Suh Hoon, che era stato portatore a Trump dell'originale invito di Kim al summit bilaterale a sopresa accettato dal presidente.

Trump in queste ore ha alluso a un'altra sorprendente e storica apertura: ha indicato che Corea del Sud e del Nord hanno il suo imprimatur - anzi letteralmente la sua «benedizione» - per «discutere la fine della guerra» quando i loro leader si vedranno entro fine mese. Vale a dire per cercare di sostituire l'attuale armistizio in vigore ormai dalla fine del conflitto coreano nel 1953 con un trattato di pace vero e proprio. Le due Coree, stando a fonti sia americane che di Seul, potrebbero iniziare con l'annuncio di un accordo propedeutico che allenti le tensioni militari, quale un ritiro di truppe dalla cosiddetta zona demilitarizzata che le separa. La prospettiva di un autentico trattato di pace, secondo Seul e Washington, sarebbe però il vero incentivo, la vera garanzia di sicurezza, da far balenare a Kim in cambio di una sua reale rinuncia a arsenali e programmi nucleari.


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