giovedì 19 aprile 2018

La Cuba del dopo Castro: ecco Miguel Diaz-Canel



È la fine di un'era, ma una conclusione che ha in sé anche i segni della continuità quella che si vive oggi a Cuba, dove per la prima volta a capo dell'isola c'è un uomo che di cognome non fa Castro e che non ha partecipato direttamente alla guerriglia dei "barbudos".

Era stato annunciato ormai da tempo e non ci sono state grandi sorprese. Miguel Diaz-Canel è il nuovo presidente di Cuba il primo che non fa parte della famiglia Castro. Una presentazione in perfetto stile comunista con la promessa di difendere la rivoluzione e modernizzare il paese.

L'amministrazione Trump non è rimasta convinta dei proclami. Così la portavoce del dipartimento di Stato: "I cittadini cubani non possono davvero mettere bocca nel processo di transizione. Siamo delusi dal fatto che il governo cubano ha deciso di mettere la sordina all'opposizione e continuare il suo repressivo monopolio al potere, piuttosto che permettere al suo popolo elezioni sinceramente democratiche per arrivare a una scelta davvero ponderata di un leader.

Le reazioni sull'isola sono diverse da persona a persona. Alcuni combattono con la penuria economica e sono frustrati con l'enfasi del governo sulla continuità. "Molte cose dovrebbero cambiare a Cuba perché l'esperienza dimostra che ci sono sempre cose che vanno male. Non siamo perfetti". Altre persone sono più entusiaste: "Era un compagno che per me ha tutte le capacità che servono".

Washington ha ripetuto che continuerà a vigilare sull'isola anche se, per ora, non sembrano in dubbio le aperture della precedente amministrazione di Barack Obama.

"La rivoluzione continuerà", ha assicurato Miguel Diaz-Canel, il primo vice-presidente del governo, eletto come previsto per prendere il posto di Raul, fratello minore di Fidel Castro. Ma intanto si apre almeno in linea teorica un'era differente, che allontana il Paese dall'idea di un'isola a guida famigliare, pure se il generale Raul sovrintenderà da vicino il passaggio di potere: rimanendo a capo del Partito comunista fino al proprio congresso, che non si terrà prima del 2021; e mantenendo il grado militare che fa di lui l'ufficiale di più alto rango nelle forze armate cubane. Diaz-Canel ha reso omaggio al suo predecessore, Raul Castro, assicurando che resterà "a capo della vanguardia rivoluzionaria" in quanto segretario del Pcc e "prenderà le principali decisioni per il presente e il futuro" dell'isola. In risposta alle loro "preoccupazioni ed aspettative", ha aggiunto, i cubani sanno che possono contare sull'"esperienza e la leadership" del Pcc, l'eredità del pensiero di Fidel Castro e l'esempio di suo fratello Raul. In quanto alla "attualizzazione del modello economico e sociale" di Cuba, Diaz-Canel ha detto che è necessario "perfezionarne l'applicazione e correggerne gli errori, che spesso irritano la popolazione e seminano cinismo ed insoddisfazione", senza entrate nei dettagli della questione. Per quanto concerne la politica estera, il nuovo leader cubano ha assicurato che resterà "inalterabile", in un "contesto internazionale segnato da un ordine mondiale ingiusto", perché "Cuba non fa concessioni: mai cederemo i nostri principi in base a pressioni o minacce". "Siamo sempre disposti a dialogare con tutti, a partire dal rispetto, dall'essere trattati come uguali", ha indicato Diaz-Canel, prima di aggiungere che "la Rivoluzione è viva e va avanti", continuando a svilupparsi "senza timori e senza passi indietro".

Diaz-Canel è stato eletto nel secondo giorno dell'Assemblea nazionale che ha visto votare 604 deputati. Il 99,83% dei presenti - tutti tranne uno - hanno posto il loro voto sotto il nome del delfino di Castro, chiamato all'Avana nel 2009 per prendere il posto di ministro dell'Istruzione. Sarà ora il veterano Salvador Valdes Mesa ad affiancarlo come vice-presidente per i prossimi cinque anni.

Il 57enne Diaz-Canel, alle spalle una formazione da ingegnere e ruoli da leader locale nelle province di Villa Clara, dove è nato, e poi a Holguin, luogo d'origine della famiglia Castro, è ora sia presidente della Repubblica che del Consiglio dei ministri. Dovrà guidare un Paese in bilico, che aveva trovato la strada per un'apertura all'America e che ora deve fare i conti con un'amministrazione non necessariamente intenzionata a procedere sulla strada di una normalizzazione delle relazioni.

Per sei decenni i Castro hanno tenuto in mano le redini di Cuba. Da quando Fidel dichiarò la vittoria della rivoluzione nel 1959, fino a quando il fratello non ha passato il testimone, il nome dell'isola è sempre stato collegato ai due figli di Angel, un immigrato galiziano e Lina, una cubana.

Fidel pose fine alla dittatura di Fulgencio Batista, stabilendone un'altra e dando alla popolazione accesso universale ai servizi sanitari e all'istruzione. La caduta del blocco sovietico, suo principale sostenitore, mise in difficoltà il Paese, in particolar modo dal punto di vista economico.

Quando nel 2008 al potere salì Raúl, questo sorprese i cubani e il mondo intero con una politica più aperta del previsto. Il disgelo con gli Stati Uniti durante l'era Obama, rallentato poi con l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, è stato il suo più grande successo in campo estero.

Per quanto riguarda gli affari interni, il Presidente ha espanso l'attività imprenditoriale privata, ancora povera in un Paese nel quale i due terzi della popolazione lavora nel settore pubblico e lo stipendio medio è di trenta dollari al mese. "La vecchia mentalità ha battuto Raúl Castro. Il peso della vecchia mentalità è ancora fortemente segnato da alcune linee politiche", spiega Carlos Alzugaray, ex diplomatico cubano.

Raúl ha revocato molti dei divieti ai suoi connazionali, come la possibilità di andare all'estero, avere un'auto, una casa, un telefono cellulare o un forno a microonde. Raúl ha inoltre dichiarato più volte che Cuba non può incolpare l'embargo statunitense per tutto ciò che non funziona. Ora bisogna vedere se continuerà ad avere un'influenza sull'isola caraibica, in quanto capo del Partito comunista, una posizione che manterrà almeno fino al 2021.




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