Diecimila dollari investiti su Amazon nel 1997, anno della quotazione, oggi equivalgono a 7,5 milioni di dollari. Pochi anni prima, nel 1994 Jeff Bezos lascia New York e la sua poltrona di vice presidente del fondo di investimento hi-tech D.E. Shaw per trasferirsi sulla costa orientale, a Bellevue, stato di Washington. Nel garage della sua nuova casa fonda la sua start up per vendere e spedire libri negli Stati Uniti. Il nome deve cominciare con la A, perché è la prima lettera dell'alfabeto. Deve essere conosciuto e facilmente ricordato. Apre il vocabolario e comincia a sfogliare le pagine fino alla A di Amazon, il fiume del Brasile. Un nome che tutti conoscono e che ricorda qualcosa di esotico. I primi soldi Bezos li trova dai genitori, che non sanno che cosa sia Internet, ma si fidano di lui e gli affidano 300mila dollari, i risparmi di una vita. Oggi Amazon è una delle principali società del pianeta. Ma come ha fatto la startup di Bezos a passare dai primi ordini spediti dal garage di casa a 177,8 miliardi di ricavi? Questi grafici, in modo esemplificativo, spiegano l'incredibile corsa di questa società diventata - nel bene e nel male - il negozio del mondo. Simbolo dei nostri tempi.
Nel 1999 Bezos intervistato da una tv americana raccontava che la sua giovane società, nata come start up aveva circa 2.100 occupati. Oggi Amazon dà lavoro a 566mila persone. Una città grande quasi quanto Firenze e Bologna messe assieme. La grande base occupazionale del colosso dell'e-commerce ha due ragioni: l'espansione della società per l'enorme allargamento del suo raggio di azione nel mondo e la incredibile velocità con cui questa crescita è avvenuta. Significativa è anche tutta la partita che si sta giocando tra le principali città americane per aggiudicarsi la seconda nuova sede di Amazon, per la quale sono previsti 5 miliardi di investimenti e altri 50mila nuovi posti di lavoro.
Le vendite sulla piattaforma di Amazon continuano a crescere a un ritmo impressionante. Nel 2017 sono aumentate del 30,8% rispetto all'anno prima. Le previsioni dell'azienda di Seattle per il trimestre in corso parlano di un ulteriore salto in avanti tra il 34% e il 42%. L'azienda è ormai un colosso mondiale e gran parte del fatturato viene prodotta fuori dagli Stati Uniti, vanno molto bene anche tutti i servizi internet venduti con il marchio Amazon (cosiddetti Aws) che utilizzano la nuvola. I profitti di questo segmento stanno conoscendo un vero e proprio boom. Bene anche lo streaming video e audio.
Il motivo per cui Amazon riesce a consegnare qualsiasi cosa alla porta di casa dei suoi clienti in due giorni, spesso anche un po' meno, è la crescente diffusione in tutto il mondo dei suoi centri logistici che ha implicato miliardi di investimenti. Per ogni altra società di e-commerce è diventato impossibile competere con la velocità di Amazon nelle consegne. In Italia il 18 novembre di otto anni fa è partito il sito Amazon.it, la versione italiana del sito americano con un catalogo enorme. Poco dopo la società è stata costretta ad aprire il centro di smistamento di Castelsangiovanni, in provincia di Piacenza, per riuscire ad evadere nei tempi promessi il numero di ordini che arrivano ogni giorno dal paese, e nell’ultimo anno i centri di Passocorese (Ri) e Vercelli. Non è escluso che nel prossimo futuro Amazon non apra un altro centro di smistamento nel centro-sud Italia.
Il servizio Amazon Prime è stato lanciato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2005. In Italia è arrivato da qualche tempo. Prime ha rivoluzionato il mercato dell'e-commerce dimezzando i tempi di consegna. Da tre-quattro giorni per far arrivare un prodotto a casa, Amazon Prime ha abbattuto i tempi con la garanzia della spedizione in un giorno. Con un abbonamento annuale che in Italia costa 19,99 euro all'anno si entra a far parte del club dei clienti Prime di Amazon. L'azienda di Seattle non rende noti i dati ufficiali degli abbonati nel mondo, ma le stime degli analisti a fine 2017 parlavano di un numero vicino ai 90 milioni di persone. In media gli abbonati al servizio Prime spendono almeno il doppio di quello che avrebbero speso sul sito di Bezos senza essere membri del club. Non è tutto. Amazon per le metropoli sta testando un nuovo ulteriore servizio, Amazon Prime Now, che garantisce la consegna entro le due ore.
Trasportando due chili alla volta, è difficile pensare che si possa risolvere il problema delle consegne cittadine. Da tempo si parla dell’uso dei droni da parte di Amazon per il recapito della merce ordinata, ma le potenzialità del sistema appaiono piuttosto limitate, almeno per ora. I dati di un test svolto a Londra dicono infatti che il carico massimo trasportabile è, appunto, di due chili soltanto e che inoltre l’autonomia di un drone è di soli 15 chilometri.
A favore del mini-apparecchio resta la velocità, supersonica se confrontata con quella del traffico urbano: oltre 80 chilometri all’ora. Visto che questa non è, almeno a breve, una soluzione praticabile su larga scala, per accelerare le consegne nei centri urbani non resta che aumentare la disponibilità dei centri logistici di prossimità, in modo da ridurre la percorrenza media dei mezzi di trasporto e i tempi di ricezione dei pacchi da parte dei clienti.
Delle consegne con i droni si parla in una recente ricerca di Cushman Wakefield e P3 Logistic Parks incentrata sulla necessità, imposta dallo sviluppo dell’e-commerce, di nuovi spazi logistici nelle grandi città europee. In base al modello elaborato dai ricercatori, entro il 2021 serviranno superfici più ampie del 69%.
Non è un caso che Amazon per testare il proprio originale sistema di consegne abbia scelto la capitale britannica, perché in termini di popolazione e potere d’acquisto è Londra il più importante e maturo mercato urbano dell’e-commerce in Europa. Oggi per la logistica servono nella città 870 mila metri quadrati, ma la previsione è che nel giro di quattro anni lo spazio necessario toccherà gli 1,2 milioni di metri quadrati con un incremento del 42 per cento.