mercoledì 12 luglio 2017

Antartide: si è staccato Larsen C, gigantesco iceberg



Si chiama A68 ed è uno dei più grandi iceberg mai visti: è il risultato del distacco di un gigantesco pezzo di ghiaccio dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, lungo la costa orientale della penisola antartica.

A dare la notizia sono stati i ricercatori dell'università inglese di Swansea che monitorava il fenomeno dal 2014. Il distacco era atteso da tempo, gli ultimi 13 km della frattura sono avvenuti negli ultimi 30 giorni. Adesso resta da capire dove fluttuerà.

L'iceberg, la cui deriva verrà monitorata dai ricercatori, pesa circa 1000 miliardi di tonnellate con una superficie di 5.800 km quadrati e uno spessore di 200 metri. Adrian Luckman, ricercatore della Swansea University, ha detto che i ricercatori continueranno a "monitorare il destino di questo enorme iceberg" che emerge dalla superficie dell'oceano per circa 30 metri: l'acqua che contiene è pari a tre volte quella del lago di Garda ed equivale all'acqua consumata in media nel mondo nell'arco di cinque anni, e la sua estensione di 5800 chilometri quadrati è più ampia della Liguria e analoga all’isola di Cipro.

Ma nonostante questi numeri importanti, "non si tratta di un iceberg da record", osserva Massimo Frezzotti, glaciologo dell'Enea e presidente del Comitato glaciologico italiano. "Il distacco di questo iceberg è un segnale significativo di un processo avviato anni fa - ha rilevato l'esperto - e continua a fare della piattaforma Larsen un vero e proprio sorvegliato speciale".

La piattaforma si trova sulla penisola antartica ed è la più meridionale di tre piattaforme indicate con le lettere A, B e C: la prima si è staccata nel 1995, la seconda è parzialmente crollata nel 2002 e dalla Larsen C è appena nato il nuovo iceberg, probabilmente fra il 10 e il 12 luglio.

Per Frezzotti questo distacco "di per sè non è un evento catastrofico, ma è il segnale significativo di un processo che si è avviato da tempo e bisognerà vedere l'andamento della situazione nei prossimi anni". La formazione dell’iceberg cambia il profilo della piattaforma, il distacco che è avvenuto finora corrisponde infatti a circa il 10% dell'intera piattaforma di ghiaccio, della quale restano ancora integri circa 50.000 chilometri quadrati.

Nei giorni scorsi il satellite Cryosat dell’Esa aveva misurato la taglia dell’iceberg che si stava formando emergendo dalle acque per 30 metri e con uno spessore complessivo di 200 metri.

Data la sua profondità, secondo i ricercatori, potrebbe trovare possibilità di incaglio con il fondale e richiedere alcuni giorni prima di liberarsi. Tuttavia nella zona è presente una corrente che dovrebbe favorire il movimento. Non si esclude, inoltre, come è avvenuto in altri casi, che possa rimanere dove si trova, pur staccato dalla piattaforma, creando una vicinissima isola di ghiaccio. Naturalmente l’evoluzione sarà attentamente controllata per stimare eventuali rotte ed evitare che costituisca un pericolo per la navigazione. Gli scienziati del Midas confermano che anche l’eventuale scioglimento non comporterebbe un aumento del livello dei mari.

Il più grande iceberg che sia formato nell’era dei satelliti è il B-15 e risale al 2000. Si era staccato dalla piattaforma di Ross ed aveva una superficie di 11 mila chilometri quadrati, quasi il doppio dell’attuale. Tuttavia un iceberg sempre più grande dell’attuale si era separato dalla stessa piattaforma Larsen C nel 1986 e la superficie era di 9 mila chilometri quadrati.

I ricercatori pur valutando l’impatto del riscaldamento climatico globale sono prudenti e ancora non si pronunciano con precisione circa le cause dell’attuale fenomeno i cui primi segni erano emersi ancora nel 2004 e da allora seguiti sino all’epilogo finale. Il grande spessore del ghiaccio potrebbe comunque ostacolare la deriva dell’iceberg. Le acque intorno alla Penisola Antartica sono relativamente basse, quindi l’enorme massa di ghiaccio si potrebbe incagliare sul fondale e restare a lungo bloccata a poca distanza dal punto in cui si è staccata. Grazie alle rilevazioni satellitari, i ricercatori conoscono l’andamento del fondale marino intorno alla Penisola e possono quindi prevedere quanto lontano potrà andare l’icerbeg, a seconda della sua deriva. Succede spesso che gli iceberg si incaglino, restino fermi per un po’, ruotando lievemente su loro stessi, prima di riuscire a superare le asperità del fondale e raggiungere acque più profonde. Un iceberg di dimensioni così grandi potrebbe impiegare molti mesi prima di riuscire ad andare oltre i bassi fondali del Mare di Weddell.


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