domenica 28 giugno 2015

Glastonbury 2015: il Dalai Lama al festival rock



Lo storico festival inglese, che normalmente ospita una delle più belle line-up tra i concerti di tutta Europa, quest’anno ha accolto anche il Dalai Lama.

Il Dalai Lama è stato accolto  con grande calore al festival di musica di Glastonbury, a sud di Bristol, in Inghilterra. Il leader spirituale buddista ha parlato al pubblico dal palco su cui si esibivano, tra gli altri, Patti Smith, gli Who e Kanye West.

Si sono accampati nella spianata di Pilton, nel Somerset, in Inghilterra, per assistere al Glastonbury Festival of Music and Performing Arts e partecipare così a uno degli happening musicali più famosi del mondo, in scena fino al 28 giugno. Oltre 175 mila persone che sfidano fango e pioggia, con i biglietti che sono andati esauriti in tempo record, 26 minuti, nell'ottobre scorso. Il festival quest'anno promette anche ospiti eccezionali. Tra le centinaia di band che si esibiranno sono attesi anche giganti della musica come Patti Smith, i Chemical Brothers, Motorhead, Lionel Richie e gli Who. Sono già andate in scena con la loro performance anti Putin le Pussy Riot, domani invece arriverà il Dalai Lama al suo primo tour nel Regno Unito. Con il suo discorso promuoverà il suo messaggio di compassione, non violenza e umanità.

Il celebre Festival di musica di Glastonbury, in Inghilterra, è un evento quasi sacro per le migliaia di persone che ogni anno si recano nel Somerset, per assistere ad una delle più divertenti e complete line-up di artisti rock, ma non solo, che si possa trovare in giro, tra i festival di tutto il mondo.

Le origini rock del Glastonbury vanno ricercate negli anni ’70, quando era gratuito. Già a partire da questi anni si delineò la cifra stilistica del festival inglese, dove la musica si mescola a performance di danza, di pittura, di arte di ogni genere. In quel periodo il festival raccoglieva gli hippy di tutta Europa e divenne il simbolo della cultura del pacifismo e della libertà.

E come sempre accade, non sono mancate le polemiche da parte del governo cinese, che ha fatto sapere di essere “fortemente contrario a qualsiasi manifestazione che dia voce e visibilità al leader spirituale in esilio”. Ma il Dalai Lama, ormai 80enne, ha risposto alla condanna della Cina con la sua solita calma, dichiarando :”Quella del governo cinese è una reazione abbastanza usuale. Ogni volta che mi capita di incontrare persone o organizzazioni, i funzionari cinesi protestano”.

Ma le parole del Dalai Lama sono state rivolte agli attentati terroristici avvenuti nei giorni scorsi in Kuwait, Tunisia, Francia e Somalia. Egli ha parlato dell’Isis e della cultura dell’odio in nome della religione, che quello sta diffondendo. «Molti degli orrori che stiamo vivendo sono nostre creazioni, e uccidersi in nome di una religione è qualcosa di impensabile. Il nostro compito è invece quello di portare un messaggio di amore, tolleranza e perdono». Tenzin Gyatso non ha assistito ai concerti che chiudono l’ultima giornata del festival: «ai monaci, in realtà, non è permesso», ha detto, «ma tutta questa gioia mi rende felice, anche se dobbiamo ricordare che in questo momento su questo stesso pianeta ci sono esseri umani che vengono uccisi da altri esseri umani».




domenica 21 giugno 2015

Solstizio d’estate a Stonehenge per celebrare l’alba del giorno più lungo



A Stonehenge per godersi lo spettacolo del solstizio d’estate, la giornata più lunga dell’anno. Almeno 23 mila persone hanno aspettato insieme che sorgesse il primo raggio di sole nel sito neolitico, 130 chilometri a sud di Londra. Il sole è sorto alle 4:52 locali. Ogni anno sono centinaia di migliaia i visitatori che scelgono Stonehenge per osservare il sole nel suo punto di massima elevazione. Altri si sono ritrovati nel vicino cerchio di pietre a Avebury. Le presenze sono state inferiori alle 36mila dell’anno scorso e anche gli arresti sono diminuiti, passando da 25 a nove, tutti per possesso di sostanze stupefacenti. Il solstizio d’estate coincide con il giorno più lungo dell’anno ed è celebrato da migliaia di pagani in tutto il mondo. Stonehenge era un importante sito religioso per le popolazioni britanniche di 4.000 anni fa.

Decine di migliaia di persone si sono ritrovati nel sito preistorico di Stonehenge, a 130 chilometri a sud di Londra, per festeggiare il solstizio d'estate, la giornata più lunga dell'anno.

“Fantastico, il sole era come intrappolato tra le pietre, non avrei potuto chiedere di più davvero, una notte straordinaria”, dice un visitatore. “Spettacolare, è una delle migliori albe da tanto tempo a questa parte”, aggiunge un altro. La folla era composta, come da tradizione, da molti seguaci degli antichi culti dell’era celtica. La costruzione del complesso megalitico iniziò nel 3100 a.C. Per molti si tratta di un antico osservatorio astronomico. Le pietre sono allineate ai punti di solstizio ed equinozio.

Per millenni il solstizio d’estate, il giorno più lungo, è stato considerato un giorno speciale da moltissime civiltà del passato. Si ritiene che tra le ragioni che hanno portato alla costruzione del circolo di pietre di Stonehenge vi fosse proprio quella di rendere omaggio e studiare solstizi ed equinozi, e che l’ordinamento delle pietre sia pensato per allinearsi con il primo sole nel giorno del solstizio d’estate. Il solstizio d’estate, ovvero il momento che segna l’inizio dell’estate, cade quest’anno domenica 21 giugno, alle 18.38, in Italia.

Ma come funziona? Il sole sta fermo (anche se in realtà si muove anche lui), mentre la Terra gli gira intorno e intanto ruota anche su se stessa. Questa condizione fa sì che ognuno di noi, che sta sulla Terra, veda il sole alzarsi all’orizzonte al mattino (alba), attraversare la porzione di cielo visibile sopra la propria testa fino a toccare nuovamente la linea dell’orizzonte verso sera (tramonto). Lo spostamento del sole, che in realtà è determinato da come si muove la Terra, viene definito moto apparente. Il solstizio d’estate, come quello invernale e gli equinozi, sono determinati dalla posizione della Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al sole. Oltre al solstizio di estate, c’è anche il solstizio di inverno: sono i due giorni in cui le ore di luce sono rispettivamente al loro minimo al loro massimo.




sabato 20 giugno 2015

Checkpoint Charlie: simbolo della Guerra Fredda



Checkpoint Charlie era il nome del punto di frontiera tra le zone USA e URSS di Berlino, unico passaggio tra l’Est e l’Ovest per stranieri, diplomatici e membri delle forze alleate, e simbolo della Guerra Fredda. 25 anni fa chiuse passaggio più noto fra Berlino ovest e est.

Dal 27 al 28 ottobre del 1961 i carri armati statunitensi e quelli sovietici si affrontarono – per la prima e unica volta durante il conflitto – da una parte e dall’altra di Berlino, da poco divisa dal muro, rischiando di provocare un nuovo conflitto mondiale. Il Guardian ha raccontato la vicenda, spiegando che in seguito alla costruzione del muro gli abitanti di Berlino ovest potevano andare a Berlino est con un permesso speciale attraverso il checkpoint Charlie. L’accordo di Potsdam del 1945 aveva stabilito che il personale degli Alleati aveva piena libertà di movimento in qualsiasi settore della città e che non poteva venire fermato dalla polizia tedesca. Il 22 ottobre del 1961 E. Allan Lightner, il diplomatico statunitense di più alto grado a Berlino Ovest, si trovava in macchina insieme alla moglie diretto a un teatro di Berlino Est e venne fermato dalle guardie della DDR al checkpoint Charlie. I due si rifiutarono di mostrare i loro passaporti e furono costretti a tornare indietro.

La situazione venne presa in mano dall’ex generale dell’esercito americano Lucius D. Clay. Clay era il consigliere speciale del presidente John F. Kennedy a Berlino Ovest. Tra il 1947 e il 1949 era stato il governatore militare della zona americana di Berlino e nel 1948 aveva avuto l’idea del ponte aereo che aveva inviato rifornimenti a Berlino Ovest durante il blocco. Clay ordinò che i diplomatici americani che volevano entrare a Berlino Est venissero scortati da soldati americani su delle jeep. Quando il giorno dopo le guardie tedesche chiesero i documenti a un diplomatico alleato al checkpoint Charlie videro arrivare una jeep di soldati americani coi fucili imbracciati, che accompagnò il diplomatico oltre il checkpoint e tornò indietro.

Oggi c'è un via vai di turisti a caccia delle tracce della Guerra Fredda, tanta oleografia sulla cortina di ferro e un piccolo museo, di grande valore, che racconta le fughe dei tedeschi orientali. I circa 5 mila che ci riuscirono.

Ma 25 anni fa, il 22 giugno del 1990, veniva chiuso, in uno dei siti attualmente più visitati di Berlino, il noto Checkpoint Charlie: uno dei luoghi di passaggio, blindati da militari armati, fra la Berlino ovest e la Berlino est. Erano gli anni in cui la capitale soggiaceva alla presenza del Muro, che la mantenne divisa fra il 13 agosto 1961 e il 9 novembre 1989. E qui avveniva il passaggio di stranieri e diplomatici della Repubblica federale, che volessero entrare nella DDR.

Il nome viene dall'alfabeto fonetico della Nato, era il 'checkpoint C', e veniva appunto controllato dagli americani: entrò in funzione già nel 1945, ma divenne famoso col Muro. Giunti sul posto ti avvertiva un cartello, in più lingue, le cui parole pure sono divenute emblematiche: "You are leaving the american sector". Quartiere Mitte: per arrivare al Checkpoint Charlie basta percorrere la notissima Friedrichstrasse. Non era il solo passaggio fra le due città "nemiche" (già il 23 agosto del '61 questi erano stati ridotti da ottantuno a sette), ma divenne presto il più noto. Fu qui, ad esempio, che nell'ottobre dell'anno della costruzione del muro, si assistette al "fronteggiamento dei carri armati", delle due grandi potenze mondiali. E nell'agosto del 1962, i berlinesi e il mondo intero presero atto della crudezza di quella divisione in settori: quando Peter Fechter, un muratore di 18 anni, colpito da proiettili alle spalle e al ventre mentre tentava di fuggire con un collega, che invece riuscì nell'impresa, fu lasciato morire dissanguato a terra. Saltato il primo reticolato, il ragazzo rimase gravemente ferito ai piedi della seconda barriera.

Dal 1962, all’interno del museo “Haus am Checkpoint Charlie” c’è una mostra privata che racconta la storia delle due Germanie, la costruzione e la caduta del Muro di Berlino, le fughe riuscite e realizzate con ogni mezzo possibile, come aerei superleggeri, mongolfiere e passaporti inesistenti delle Nazioni Unite. Inoltre, numerosi documenti testimoniano la storia di Berlino e la guerra pacifica, condotta a livello internazionale, per l’affermazione e il rispetto dei diritti umani.
Proiezioni continuate del film Die Mauer e immagini della visita del violinista Rostropovitch, appena 40 ore dopo la caduta del Muro. Checkpoint Charlie è uno dei luoghi più visitati di Berlino e sull’area dell’ex postazione si trovano due grandi ritratti del fotografo berlinese Krank Thiel: un soldato russo voltato verso ovest e un soldato americano voltato verso est. Recentemente, all’incrocio tra Friedrichstrasse e Zimmerstrasse, è stata ricostruita una torre di controllo.



domenica 14 giugno 2015

AstroSamantha rientro sulla terra



L'astronauta italiana ha concluso la sua missione. Dopo tre ore e mezza di volo nella Soyuz è atterrarla alle 15,44. Una ventina di minuti più tardi è uscita dalla navicella, sorridente e rilassata.

Dopo quasi 200 giorni in orbita, AstroSamantha torna a casa, sul pianeta Terra. Samantha Cristoforetti e i suoi colleghi Terry Virts e Anton Shkaplerov hanno salutato la Stazione Spaziale Internazionale alle 12,20 e a bordo della navetta Soyuz. Poi è iniziata la rapidissima discesa che ha condotto l'equipaggio nel punto previsto per l'atterraggio, avvenuto alle 15,44 in Kazakhstan. Missione record Quella di Samantha Cristoforetti è stata una missione da record: sarebbe dovuta ritornare sulla Terra il 14 maggio, poi l’incidente al cargo russo Progress ha cambiato i programmi e le ha regalato quasi un mese in più di soggiorno fra le stelle. Il capitano dell'Aeronautica da prima donna italiana nello spazio, è diventata anche l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana con più giorni in orbita, l’astronauta dell’Esa con più giorni consecutivi fuori dal nostro pianeta e infine la donna con più giorni di fila nello spazio. Primati che le hanno permesso di entrare nei libri di storia dell’esplorazione spaziale.   "Siamo orgogliosi" Sui Social Network in molti celebrano il momento de rientro a casa degli astronauti.

E in Italia in molti esprimono orgoglio per la partecipazione di Samantha Cristoforetti alla missione dei record. La comunicazione dallo spazio Nel corso della missione “Futura”, Samantha Cristoforetti è diventata una figura familiare per tutti gli italiani. Ha dialogato dallo spazio con due presidenti della Repubblica, con il presidente del Consiglio e con il ministro dell’Istruzione. È entrata nelle case di tutti attraverso la tv e la sua intensa attività sui social network. Nel suo paese natìo, Malè (TN), hanno allestito un grande schermo per seguire il suo rientro sulla terra. Gli esperimenti scientifici tra le stelle Nello spazio ha condotto numerosi esperimenti scientifici, nove dei quali interamente italiani. Dalla medicina alla biologia, fino alla fluidodinamica e alla stampa in 3D, ha contribuito a progetti di ricerca che faranno grandi passi avanti grazie ai dati raccolti in un ambiente unico come quello della Stazione Spaziale Internazionale. I programmi per il futuro Samantha Cristoforetti ora andrà negli Stati Uniti, diretta alla sede della Nasa di Houston. Rimarrà lì per effettuare i controlli medici di routine e per le prime fasi di recupero fisico dal lungo periodo in assenza di gravità. Poi, come altri suoi colleghi in passato, inizierà a girare il mondo per raccontare la sua esperienza indimenticabile.

@Astrosamantha è tornata sulla Terra. L'Expedition 42/43 e la missione Futura dell'Asi si sono concluse, come previsto e senza problemi, alle 15:44 dell'11 giugno 2015, nelle steppe del Kazakhstan. Sorridente e felice ha respirato di nuovo l'aria del pianeta l'astronauta italiana dell'Esa e capitano pilota dell'Aeronautica Militare, Samantha Cristoforetti che con 200 giorni di permanenza orbitale è ora la donna che ha trascorso più giorni nello Spazio, battendo, tra gli altri, anche il record che era appartenuto all'astronauta Nasa, Sunita Williams.

In mattinata l'ultimo abbraccio tra i colleghi rimasti sulla Iss, i cosmonauti Gennadij Padalka e Michail Kornienko e l'astronauta Nasa, Scott Kelly con l'equipaggio in partenza per la Terra. @AstroSamantha in precedenza ha dedicato un ultimo post alla Iss citando la «Guida galattica per autostoppisti», l'opera di Douglas Adams che ha ispirato tutta la sua missione. «Arrivederci e grazie per tutto il pesce», ha scritto poi, vistosamente commossa, ha salutato i suoi compagni di viaggio e a quella che, negli ultimi 7 mesi, è stata la sua casa tra le stelle.

Nelle ultime ore prima della partenza, l'accensione inattesa dei motori della Sojuz ha spostato l'orbita dell'Iss che, tuttavia, è stata corretta prima del distacco avvenuto secondo programma. Lo sgancio dalla base orbitante, però, la discesa e l'atterraggio, sono avvenuti senza problemi.
L’astronauta italiana dell’Esa è atterrata alle 15.44 in Kazakhstan, a bordo della navetta Sojuz Tma-15M. Con lei, la prima donna italiana a viaggiare nello spazio, i due colleghi, l'americano Terry Virts e il russo Anton Shkaplerov.

L’atterraggio è stato «duro e rapido», ha rivelato il comandante Anton Shkaplerov. «Per alcune ragioni, siamo andati in spinning», ha spiegato l'astronauta russo, riferendosi ad un movimento di avvitamento della capsula. Shkaplerov ha aggiunto comunque che «tutto ha funzionato con precisione».

Ora per Samantha si prospetta un lungo periodo di riabilitazione alla Nasa di Houston ma presto tornerà in Italia per riabbracciare amici e parenti.



Cina: Piazza Tienanmen, 26 anni dopo



Ventisei anni dopo il massacro di Piazza Tienanmen in Cina è cambiato tutto, tranne una cosa: la paranoia del regime comunista. L’Impero di mezzo è più ricco, più moderno e più potente ma anche quest’anno a Pechino, e nel resto della Cina, nessuno potrà commemorare l’uccisione da parte dell’esercito di Liberazione del popolo di oltre 2 mila studenti.

Il 26 maggio il Global Times, giornale semi-ufficiale del partito comunista cinese, ha criticato la lettera con un durissimo editoriale dal titolo: “Forze straniere tentano di fomentare le generazioni post-80 e 90″ contro la Cina. Lo scopo era quello di attaccare le «giovani generazioni», che criticano il partito comunista solo perché «hanno subito il lavaggio del cervello in paesi stranieri occidentali», ma il risultato è stata un’enorme pubblicità al “nemico”. In questo modo, tutti sono venuti a conoscenza della lettera e per questo il ministero della Propaganda ha subito dato ordine a tutti «i siti internet di cancellare immediatamente il commento del Global Times».

La politica di riforme in Cina è in atto da ormai due decenni, un lasso di tempo abbastanza lungo per poter esaminare le riforme introdotte e tracciare il percorso dei cambiamenti politici del paese. Basato principalmente sulle interviste a funzionari del governo cinese, questo articolo cerca di mostrare cosa pensano i leader cinesi della riforma politica del paese e che cosa hanno imparato politicamente dagli ultimi venti anni di riforme. L'articolo cerca inoltre di concettualizzare la riforma politica di tipo cinese - il cosiddetto "consolidamento politico" - e di mostrare i progressi fatti e le difficoltà che si prospettano per una democratizzazione realizzata con un simile approccio.

'analisi del consolidamento politico si concentra su tre importanti elementi: separazione tra Governo e Imprese e tra Partito e Governo; istituzionalizzazione delle relazioni centro-periferia; democratizzazione delle amministrazioni rurali.
Tra il 15 aprile e il 4 giugno 1989 la protesta di Tienanmen portò in piazza studenti, intellettuali e operai della Repubblica Popolare Cinese per una serie di dimostrazioni contro il regime.
Simbolo della rivolta è considerato il Rivoltoso Sconosciuto, uno studente che, da solo e disarmato, si parò davanti a una colonna di carri armati per fermarli.


Era il 4 giugno 1989 quando i carri armati dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese uccisero nella Piazza il cui nome rimane nella storia, centinaia di persone mettendo fine alle proteste degli studenti che reclamavano la democrazia. La protesta a piazza Tienanmen era iniziata un mese e mezzo prima, il 15 aprile. In quell'anno, quello della caduta del Muro, molti regimi comunisti furono rovesciati in Europa. Foto simbolo della protesta quella di uno studente che da solo e completamente disarmato, si para davanti a una colonna di carri armati per fermarli, il cosiddetto 'Rivoltoso sconosciuto'.

Il 4 giugno del 1989, i carri armati dell’esercito cinese sono entrati in piazza Tiananmen a Pechino, dove migliaia di studenti erano accampati da un mese per protestare contro il regime. Ventisei anni dopo, ancora non si conosce il numero ufficiale dei morti.


La strage di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989”, racconta Standpoint in un resoconto degli eventi, “è ancora oggi il fatto più macabro e violento nella storia della Repubblica popolare cinese. Oggi, in Cina, la semplice menzione della strage è sufficiente per essere arrestati e incarcerati. Più che un’ombra del passato, i fatti di piazza Tiananmen sono un incubo che aleggia per il paese”.
Secondo Jeffrey Wasserstrom su The Nation, però, le rivolte del 1989 ebbero un ruolo cruciale nel convincere il regime che senza un’apertura sul fronte delle riforme economiche, alla Cina sarebbe toccato lo stesso destino delle repubbliche sovietiche. “I governanti cinesi hanno combinato la rigidità mostrata in piazza Tiananmen con una sorprendente flessibilità su altri fronti. Per ridurre al minimo il rischio di altre rivolte, il partito ha incoraggiato la nascita del consumismo, rinunciato alla maniacale organizzazione della vita universitaria (oggi gli studenti sono molto più liberi dei loro predecessori) e tentato di evitare nuovi exploit nazionalistici. Inoltre, il regime ha cominciato a trattare le proteste in modo diverso, usando severità e pugno di ferro verso tentativi di rivolta più grandi e bene organizzati, ma mostrando maggiore tolleranza per piccole dimostrazioni locali”.

“Per quanto tempo ancora, però”, si chiede Wasserstrom, “il regime riuscirà a far sì che le piccole manifestazioni di scontento locali diventino una valanga in grado di minacciare il potere?”.

Quest’anno il partito comunista ha toccato livelli di repressione senza precedenti, arrivando anche a censurare se stesso. Il 20 maggio, infatti, uno studente cinese che frequenta l’università della Georgia, Gu Yi, insieme a dieci compagni di diverse università americane e australiane, ha diffuso sui social media una lettera aperta per raccontare che cosa è successo davvero il 4 giugno 1989 e per farlo sapere anche «ai nostri colleghi che studiano in Cina» e che non possono conoscere «questa parte della nostra storia».

Yang Tongyan (54 anni), scrittore e storico, è stato in carcere dal 1990 al 2000 per «azioni controrivoluzionarie», cioè essersi opposto ai carri armati. Diventato attivista per i diritti umani, è stato incarcerato di nuovo nel 2006: dovrebbe uscire nel 2018. Xie Changfa (64 anni) ha passato due anni in campi di rieducazione attraverso il lavoro per aver parlato in diversi licei dell’Hunan a favore degli studenti nel 1989. Uscito, si è dedicato a promuovere la democrazia in Cina. Nel 2008 è stato arrestato di nuovo nell’ambito dell’operazione “Sicurezza Olimpiadi” e condannato per aver cercato di «sovvertire il potere dello Stato»: dovrebbe essere liberato nel 2022.

Liu Xiaobo (60 anni), vincitore del premio Nobel per la pace nel 2010, ha passato 18 mesi in carcere per il ruolo giocato nel movimento studentesco. Fondatore del movimento pro democrazia “Charta ’08”, è stato condannato il 25 dicembre 2009 per aver «incitato a sovvertire il potere dello Stato»: dovrebbe uscire nel dicembre del 2020.  Liu Xianbin ha passato 30 mesi in carcere per aver partecipato alla protesta di piazza Tienanmen. Uscito di prigione, si è dedicato a promuovere i diritti umani. Per questo è stato di nuovo imprigionato dal 1999 al 2009 e condannato nuovamente nel 2011 per «aver incitato alla sovversione del potere dello Stato»: dovrebbe tornare libero nel 2021.

Chen Wei (arrestato nel 1989 e liberato nel 1991) è stato condannato di nuovo nel 2011 a 9 anni di carcere per aver pubblicato quattro articoli online sui diritti umani; Chen Xi, dopo i tre anni di carcere per essere sceso in piazza con gli studenti, è stato di nuovo arrestato e condannato nel 2011 ad altri 10 anni di carcere; Zhu Yufu, arrestato perché si era espresso a favore degli studenti nella città di Hangzhou nel 1989, è stato condannato nel 2012 a sette anni di prigione per essersi speso per la democrazia; Li Bifeng, dopo cinque anni di carcere per «propaganda controrivoluzionaria», è stato condannato di nuovo a 10 anni nel 2012. Per aver difeso i diritti umani, Zhang Lin è stato condannato nel 2014 a 42 mesi di carcere, Zhao Changqing a 30 mesi. La lista sarebbe ancora molto lunga, ma vale la pena ricordare solo gli attivisti che si trovano attualmente sotto processo per aver commemorato l’anno scorso in Cina il 25esimo anniversario di piazza Tienanmen: Gao Yu, Sheng Guan, Huang Fangmei, Jia Lingmin, Liu Diwei, Yu Shiwen, Pu Zhiqiang, Tang Jingling, Wang Qingying, Yuan Xinting, Jiang Lijun e Zhang Kun.

Delle oltre 1.600 persone arrestate nel 1989 per «crimini controrivoluzionari», solo una è ritenuta essere ancora in carcere: Miao Deshun. Operaio di Pechino, è stato denunciato per aver lanciato un cestino contro un carro armato in fiamme. Condannato a morte, la pena è stata sospesa e commutata in ergastolo. Grazie a un successivo sconto, dovrebbe uscire il 15 settembre 2018, dopo 29 anni di prigione. Nessuno sa se sia ancora vivo. L’ultima persona che ha avuto sue notizie, un suo ex compagno di cella, ha dichiarato che dovrebbe essere stato trasferito nel reparto psichiatrico della prigione di Yanqing, costretto ad assumere psicofarmaci. «Non ha mai voluto ammettere di aver sbagliato, non pensava di dover essere rieducato. Le autorità lo trattavano come se fosse pazzo».