domenica 16 giugno 2013

Elezioni 2013 in Iran vittoria della rivoluzione moderata

Hassan Rohani è stato eletto presidente dell'Iran, ha detto il ministro dell'Interno alla tv iraniana. Ha avuto circa il il 53% dei voti. Un risultato che esclude il ricorso ad un ballottaggio

E' "una vittoria della moderazione sull'estremismo" questo il commento a caldo di Hassan Rohani appena eletto nuovo presidente della Repubblica Islamica dell'Iran. Il candidato moderato, che aveva raccolto il consenso del fronte riformista, ha oltrepassato la soglia del 50% dei voti e ha vinto la corsa presidenziale al primo turno.

L'Iran ora deve giocare un ruolo costruttivo all'interno della comunità internazionale: è il messaggio del segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, a Hassan Rohani, vincitore delle elezioni presidenziali. Ottimismo tra i leader internazionali, scettiscismo in Israele.

A sorpresa il candidato moderato appoggiato dai riformisti ha vinto già al primo turno. Il mondo, tranne Israele, guarda all'Iran del dopo-Ahmadinejad e spera in una svolta dopo il trionfo di Hassan Rohani, il religioso moderato sostenuto dai riformisti che ha sbaragliati i rivali nella corsa alla presidenza della Repubblica Islamica.

Rohani ha ottenuto il 50,68% dei voti, pari a 18,6 milioni di schede (hanno votato in tutto 36,7 milioni di aventi diritto, pari al 72,7% dell'elettorato" e subito ha tenuto a lanciare la parola d'ordine della "moderazione", che ha celebrato "la vittoria contro l'estremismo".

La Germania guarda con speranza al risultato elettorale in Iran e considera la vittoria del moderato Hassan Rohani come il frutto di "un voto per le riforme e per una politica estera costruttiva". Lo afferma stasera il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. Secondo Westerwelle, "vi ‚ da sperare che il nuovo vertice del Paese collabori per arrivare a risolvere le questioni internazionali e regionali" aperte: a partire - lascia intendere il ministro tedesco - dal dossier nucleare.

Il nuovo presidente della Repubblica islamica Hassan Rohani è stato eletto con il 50,70 per cento di preferenze. Lo ha reso noto il ministro degli Interni iraniano Mostafa Mohammad Najjar, precisando che Rohani ha ottenuto 18.613.329 voti su un totale di 36.704.156. Netto il divario con il suo principale rivale, il sindaco di Teheran Mohammad Qalibaf, che ha potuto contare solo su 6.077.292 preferenze.

Al terzo posto il capo dei negoziatori per il nucleare Saeed Jalili con 4.168.946 voti, seguito dal leader dal leader dei pasdaran Mohsen Rezaei con 3.884.412 preferenze, dal Consigliere per gli affari internazionali della Guida Suprema Ali-Akbar Velayati con 2.268.753 voti e infine dall'indipendente Mohammad Gharazi con 446.015 preferenze.

Subito dopo l'annuncio della vittoria di Hassan Rohani, a Teheran - ad esempio sul lunghissimo viale Vali-e Asr che spacca da nord a sud la città - sono scattati caroselli di auto che suonano il clacson.

"Sono state le elezioni più democratiche del mondo". Parola di Hashemi Rafsanjani, che aveva appoggiato il nuovo presidente Hassan Rohani nella sua corsa elettorale in Iran. "I nemici dell'Iran non potranno dubitarlo", ha scritto su Twitter l'ex presidente della Repubblica, "e adesso spero che il presidente eletto mantenga le promesse fatte e risolva i problemi del popolo".

Hassan Rohani è il nuovo presidente dell'Iran, il successore del "falco" Ahmadinejad. Il candidato moderato-riformista (unico dopo che l'altro candidato ammesso, Mohamamd Reza Aref, si è ritirato) ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali superando di un soffio la soglia necessaria del 50% che gli consente di evitare il ballottaggio. L'annuncio ufficiale è venuto dal ministro degli Interni di Teheran alla fine di una giornata che ha visto Rohani saldamente in testa fin dalle prime schede scrutinate. Rohani ha salutato «la vittoria dell'intelligenza, della moderazione e del progresso sull'estremismo» in un messaggio letto alla televisione di Stato iraniana. Il neo presidente ha ottenuto il 50,68% dei voti, pari a 18,6 milioni di schede. Hanno votato in tutto 36,7 milioni di aventi diritto, pari al 72,7% dell'elettorato. A Teheran e in diverse parti del Paese sono subito cominciate le celebrazioni per la vittoria del candidato moderato.

La Casa Bianca accoglie in modo positivo l'esito del voto e si congratula col coraggio degli iraniani che sono andati a votare «nonostante la censura e l'intimidazione». L'amministrazione Obama auspica che sia l'ora delle «scelte responsabili per un futuro migliore», con un nuovo governo che rispetti la volontà del popolo. Gli Stati Uniti - conclude la nota - sono pronti a un dialogo diretto con Rohani.

Il neo presidente è stato per 16 anni segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Attualmente guida il centro di ricerca strategica ed è membro del Consiglio del Discernimento e dell'Assemblea degli Esperti. Nel 2003 fu nominato capo negoziatore sul nucleare. Le principali forze politiche che lo sostengono sono 'Mosharekat' (Condivisione), i Mojahedin della Rivoluzione Islamica, 'Kargozaran' e l'Associazione del Clero Combattente. Rohani è appoggiato da personalità di spicco quali gli ex presidenti Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami e dall'hojatoleslam Hassan Khomeini, nipote del defunto leader della Rivoluzione Islamica, l'ayatollah Ruhollah Khomeini. In politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede un'apertura verso l'Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, con l'obiettivo di risolvere la questione nucleare. Prospettive che non convincono Israele, che resta scettico e giudicherà Rohani dalle «sue azioni in materia di nucleare e terrorismo». Lo afferma il portavoce del Ministero degli Esteri sottolineando che «fino a oggi sul programma nucleare iraniano ha deciso la Guida Suprema Ali Khamenei, non il presidente».
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Venerdì gli elettori avevano la possibilità di votare anche all'estero: seggi sono stati allestiti a Dubai, Londra e negli Stati Uniti. L'alta partecipazione al voto suggerisce che le elezioni, per le quali un tempo era considerata scontata la vittoria dell'establishment, siano viste dai riformisti come un'opportunità per tornare a far sentire la propria voce dopo anni di repressione. Tra i sei candidati l'unico riformista era proprio Hassan Rohani, 64 anni, l’unico religioso fra tanti candidati ufficialmente laici, l’unica colomba rimasta fra tanti falchi, l’unico a sperare nel ballottaggio con gli ultraconservatori. La sua vittoria è considerata una piccola battuta d'arresto per l'establishment, ma si tratta comunque di una sfida minore rispetto a quella costituita quattro anni fa dal movimento riformista verde, sul quale fu attuata una brutale repressione nelle proteste che seguirono le ultime elezioni.

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