lunedì 2 giugno 2014

Cent’anni dopo la Grande Guerra




Il più grande conflitto mai visto, una ecatombe che sconvolse il mondo cambiandone il destino.

L'estate del 1914, cent'anni fa, segnò l'inizio della Prima guerra mondiale, il più grande conflitto mai visto, una ecatombe che coinvolse quasi tutti i continenti, gran parte delle Nazioni e dei loro abitanti, cambiandone per sempre il destino. Tante e tali sono state le novità, le implicazioni, le conseguenze di quel conflitto conclusosi nell'autunno 1918 che solo ad un secolo di distanza il mondo sembra uscire dai solchi che produsse.

Quando furono firmati gli armistizi tra i belligeranti, le vittime si contavano a decine di milioni, mentre i sopravvissuti dovettero adattarsi ad un mondo nuovo e fortemente instabile. Crimini e orrori in vasta scala, armi nuove e micidiali, indifferenza per le spaventose perdite militari e civili hanno accomunato quasi tutti i numerosi fronti aperti.

L'Italia entrò in guerra nel 1915, il 24 maggio. Paese povero e impreparato, si trovò presto in trincea per difendere il proprio territorio.

La disfatta di Caporetto nell'ottobre 1917 fu il momento più difficile, ma la resistenza sulla linea del Piave consentì la riscossa fino alla resa degli austriaci a Vittorio Veneto il 4 novembre. L'entusiasmo per la vittoria durò poco, tanti e tali erano stati i sacrifici imposti al Paese. Un mondo era finito, e la nuova era si presentava assai fosca.

A cento anni dello scoppio della Prima guerra mondiale, l'Italia avvia le celebrazioni della 'Grande Guerra' e il sottosegretario Luca Lotti presenta così la mostra che dal 31 maggio al 30 luglio verrà ospitata al complesso del Vittoriano a Roma. Franco Marini, presidente del comitato per gli anniversari spiega il senso della sede scelta"Per me era inevitabile partire dal Vittoriano, dove c'è il Milite Ignoto", ha detto Marini. L'evento del Vittoriano, però, non esaurisce le celebrazioni, che andranno avanti anche nei prossimi anni fino al 2018. La mostra grazie a foto, filmati storici e documenti originali propone un percorso attraverso quegli anni drammatici, sfruttando anche le opere dei futuristi Balla e Marinetti e contributi sonori di alcuni dei protagonisti di quelle vicende, da Cadorna a Diaz.

«Un’ occasione importante per riflettere sulla storia nazionale e sulla costruzione della nostra identità europea», fa notare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti presentando le iniziative del governo insieme con Franco Marini, a capo del comitato scientifico per gli anniversari di interesse nazionale. Lotti ricorda che l’avvio delle celebrazioni coincide con il semestre di presidenza italiana ormai alle porte (1 luglio 2014) «Siamo dunque, nel nostro paese e fuori di esso, chiamati al dovere della conoscenza - dice - del ricordo dei fatti e dei tanti caduti, ma siamo anche chiamati a svolgere un ruolo non secondario sullo scenario internazionale». Da qui la decisione di partire dal Vittoriano, «monumento simbolo della nostra storia e della nostra identità» e con una rassegna, ribadisce accanto a lui Marini, che si presenta come «il primo atto di questo `fare memoria´ dell’intera nazione».

Iniziative e progetti non mancano, con finanziamenti pubblici che prevedono già per il 2014, anticipa Lotti, 1,5 milioni di euro destinati dalla finanziaria a iniziative culturali e 8 milioni per i restauri di sacrari e musei. Obiettivo, costruire un «grande percorso storico, culturale , espositivo e territoriale destinato a confluire nel Memoriale virtuale della Grande Guerra», non un nuovo luogo fisico, ma una sorta di “portale dei portali” che conservi la memoria anche per le generazioni future.

Intanto, il 21 giugno, si partecipa alla Sarajevo Heart of Europe, la settimana internazionale dedicata alle Commemorazioni, con un concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Il 6 luglio in Friuli (trasmesso in diretta su RaiUno) è invece di scena Riccardo Muti, che a Redipuglia, in ricordo di tutte le vittime della guerra, dirige il Requiem di Verdi alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di altri capi di Stato. Il 27 luglio, un giorno prima che scocchino i cento anni esatti dallo scoppio della guerra, sull’ Altopiano di Folgaria in Trentino, è la volta di Paolo Fresu che suonerà “Il Silenzio” in staffetta con altri trombettisti delle altre nazioni coinvolte dal conflitto sparsi in diversi luoghi d’Europa. Ma non solo. Mentre le soprintendenze sono impegnate per individuare ’’100 monumenti’’ da valorizzare, si lavora al restauro e recupero dei luoghi teatro del conflitto, nonché alla creazione o al riallestimento di spazi museali. In tutto nove gli interventi di restauro previsti di concerto con il ministero della Difesa per sei Sacrari in Italia (RediPuglia, Cima Grappa, Asiago, Montello, Caduti d’Oltremarie, Oslavia) e tre cimiteri militari italiani all’estero (Bligny in Francia, Mathausen in Austria, Caporetto in Slovenia). Un “sentiero della pace” al quale stanno lavorando Ministero della Difesa, Istituto Geografico Militare, Associazione Nazionale Alpini e Cnr permetterà poi una ricognizione globale dei luoghi della memoria.


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