lunedì 9 settembre 2013
Siria: da Mosca spiragli di pace
Arrivano da Mosca i primi spiragli di una soluzione alla crisi siriana. È infatti la Russia a portare avanti una nuova iniziativa diplomatica tesa a sventare un attacco militare Usa in Siria. La proposta è quella di mettere sotto controllo internazionale gli armamenti chimici siriani. Una soluzione che Damasco sembra, almeno per il momento accettare, anche se i ribelli hanno accusato il regime di Bashar al Assad e il suo alleato russo di mentire su questa nuova misura di protezione. In serata gli Stati Uniti accolgono (almeno in parte) la mediazione: «Esamineremo approfonditamente la proposta russa sulle armi chimiche in mano al regime siriano», ha detto Tony Blinken, vice consigliere nazionale alla sicurezza della Casa Bianca. Anche se i toni della consigliera alla sicurezza nazionale Susan Rice sono durissimi spiegando che non ci sono alternative all'attacco armato: «L'azione militare contro Damasco non sarà un'altra guerra», ma un attacco limitato. Intanto, come fa sapere un portavoce, il capo del Dipartimento di Stato Usa, John Kerry, ha avuto un contatto telefonico con il ministro degli Esteri russo Lavrov proprio sul tema del controllo delle armi chimiche in Siria.
Il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha chiesto all'alleato regime di Bashar al-Assad di aderire all'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac) e di permettere all'Onu di mettere sotto controllo i suoi arsenali chimici in vista di una loro distruzione. La richiesta è stata avanzata al capo della diplomazia siriana, Walid Muallem, in visita a Mosca, e Lavrov ha auspicato una risposta «rapida e positiva». Lavrov ha anche offerto la disponibilità russa a collaborare per mettere sotto controllo le armi chimiche siriane, «se questo servirà a evitare un attacco militare». Una proposta che stata accolta con favore da Damasco. «La Siria accoglie con favore l'iniziativa russa, basata sull'attenzione del governo siriano per la vita del suo popolo e la sicurezza del suo Paese», ha dichiarato Muallem. «Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima», lo ha detto il segretario di Stato Usa John Kerry, aggiungendo tuttavia che il presidente siriano «non sembra sul punto di farlo». E' questa la dichiarazione più importante di Kerry al termine del colloquio a Londra con il ministro degli Esteri britannico Hague.
Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima". Lo dice al presidente siriano il segretario di Stato Usa. "Le armi chimiche in Siria sono sotto il controllo di Assad, del fratello Mahar e di un altro generale",dice Kerry. "La soluzione alla crisi non è sul campo di battaglia, dobbiamo arrivare al negoziato", aggiunge, sottolineando tuttavia che la via pacifica è stata perseguita per anni. Dopo la proposta di Mosca sulle armi chimiche, telefonata tra Kerry e il ministro degli Esteri russo, Lavrov.
La proposta di Mosca è arrivata sulla scia delle nuove dichiarazioni statunitensi. «Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima», ha detto infatti il segretario di Stato Usa John Kerry, aggiungendo tuttavia che il presidente siriano «non sembra sul punto di farlo». E' questa la dichiarazione più importante di Kerry al termine del colloquio a Londra con il ministro degli Esteri britannico Hague. Gli Stati Uniti continuano così il lavoro di persuasione del popolo americano: il pericolo per le armi chimiche non è solo per i civili siriani, ma anche per «i soldati e i diplomatici americani nella regione e potenzialmente per i cittadini in patria». La necessità di intervenire si fa sempre più urgente perché, ha spiegato ancora la Rice «solo Damasco ha la capacità di usare armi chimiche sulla scala che abbiamo visto il 21 agosto. Se non lo affrontiamo, lo farà di nuovo. Questa possibilità porta il conflitto in Siria a un livello interamente nuovo».
Da parte sua Assad ha replicato indirettamente alla proposta di Kerry: «Se ci sarà un attacco contro la Siria, aspettatevi risposte a tutto campo, perché non siamo l'unico attore nella regione», ha detto il presidente siriano alla Cbs. Assad ha poi negato che il regime sia dietro agli attacchi di gas nervino e ha sostenuto come le forze governative siano state esse stesse prese di mira dall'uso di armi chimiche.
Chiarimenti sono arrivati anche dal Ministro degli esteri inglese, William Hague, che ha spiegato come non ci sia nessuna differenza di visione strategica tra Gran Bretagna e Usa, anche se uno Stato parteciperà al possibile intervento militare contro il governo siriano, mentre l'altro no. La posizione della Gran Bretagna sull'intervento in Siria dopo il voto in Parlamento è chiara, ma «obiettivi e sforzi con gli Stati Uniti restano allineati» ha detto infatti Hague durante la conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato Usa. Gli Stati Uniti hanno il «totale sostegno diplomatico», della Gran Bretagna sulla Siria ha aggiunto Hague.
«Il nostro legame è più forte di un voto» ha replicato Kerry rispetto alla cosiddetta «special relationship» che lega Londra e Washington, alla luce proprio del voto al parlamento britannico che ha escluso il coinvolgimento di Londra nell'azione in Siria.
«La soluzione politica resta la soluzione ultima per la fine del conflitto in Siria», che non si può concludere con un'azione militare, ha precisato il segretario di Stato Usa, sottolineando tuttavia che la strada della soluzione politica «è stata perseguita per anni». «I rischi che comporta non agire (in Siria) sono maggiori di quelli di un'azione» ha aggiunto Kerry.
E sulla questione è tornato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon che durante una conferenza stampa ha dichiarato: «Se le armi chimiche sono state usate in Siria, la comunità internazionale deve fare qualcosa». Il segretario del Palazzo di Vetro ha anche comunicato di non aver ancora ricevuto la relazione degli esperti sulle armi chimiche e ha sottolineato nuovamente «l'imbarazzante paralisi del Consiglio di Sicurezza sulla Siria» e sta già considerando diverse proposte da fare ai Quindici quando riceverà il rapporto del team di esperti Onu.
Il capo dell'Esercito libero siriano, Selim Idriss, ha accusato il regime di Bashar Al Assad e il suo alleato russo di mentire, dopo che Damasco ha accettato di mettere sotto controllo internazionale il proprio arsenale chimico, dietro proposta di Mosca. In un'intervista alla tv Al Jazira, Idriss invita l'Occidente ad attaccare e avverte: "Il regime dice bugie e Putin è il suo maestro di menzogne".
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