martedì 14 luglio 2015

Venti anni fa il massacro di Srebrenica



Vent'anni fa a Srebrenica, zona ai tempi sotto tutela Onu, si consumò il più feroce massacro in Europa dai tempi del nazismo. Dall'11 luglio 1995, in pochi giorni, i serbo bosniaci di Ratko Mladic e le "Tigri di Arkan" di Zeljko Raznatovic massacrarono 8mila bosniaci musulmani, molti dei quali ancora oggi seppelliti in fosse comuni. Non tutti i responsabili sono stati rintracciati.

Cade il 10 luglio la piccola Žepa (il responsabile dell’enclave, il professore Avdo Palic, viene sequestrato da due soldati di Mladic nel parlamentare di resa che si svolge sotto la protezione dell’Onu. E Mladic: «L’ho ammazzato con le mie mani»). L’11 luglio cade Srebrenica, senza combattere. Il gruppo di comando bosniaco fugge con gli elicotteri (in salvo Naser Oric, il capo: «Per sette volte ho rifiutato di salire, per sette volte il presidente me l’ha ordinato»). I soldati olandesi dell’Onu a difesa dell’enclave si arrendono senza colpo ferire, il colonnello Karremans alza sul manico di una scopa uno straccio bianco di resa. I soldati dell’Onu collaborano con le bande serbe a separare donne e bambini dagli uomini validi. Poi il genocidio.

Le atrocità commesse nella città bosniaca con il massacro di 8.372 uomini e bambini musulmani commesso dalle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic: sabato 11 luglio è stata ricordata la giornata di lutto nazionale in tutta la Bosnia-Erzegovina. Per le commemorazioni solenni per le migliaia di vittime, con la partecipazione di numerosi leader e rappresentanti internazionali e alla presenza prevista di oltre 50 mila persone.

Sarà l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a guidare la delegazione americana alle commemorazioni per il 20/o anniversario del massacro si Srebrenica sabato in Bosnia-Herzegovina. Lo ha annunciato il presidente Barack Obama. Della delegazione farà parte anche la ex segretario di Stato Madeleine Albright insieme con alcuni membri del Congresso. La guerra in Bosnia (10992-1995) fu centrale nella politica estera dell' allora presidente Clinton che aveva al suo fianco proprio Madeleine Albright alla guida del dipartimento di Stato.

Numerosi italiani si impegnarono in prima persona per la pace, cercando di promuovere il dialogo tra esponenti della società civile dei diversi gruppi etnici e di tenere viva l'attenzione dei decisori in Italia ed in Europa". Tuttavia "in quel luglio del 1995, la comunità internazionale non agì per fermare il massacro di oltre ottomila uomini, ragazzi e bambini; non agì per impedire la caccia all'uomo tra i boschi che separavano Srebrenica da Tuzla; non agì per evitare le violenze e gli stupri di centinaia di donne; non agì per far sì che non avvenisse la pulizia etnica - termine che fu coniato proprio in quegli anni dagli aguzzini - di Srebrenica e delle zone circostanti".

Il premier serbo costretto a lasciare le celebrazioni dell’anniversario di Srebrenica

Alcuni partecipanti alla cerimonia per il 20esimo anniversario del massacro di Srebrenica hanno lanciato sassi e bottiglie contro il premier serbo Aleksandar Vučić, costringendolo a lasciare il mausoleo di Potočari, dove sono sepolte le vittime. Prima di raggiungere Srebrenica per la commemorazione del massacro compiuto nel 1995 dalle forze serbe, di almeno 8mila tra uomini e bambini musulmani, Vučić aveva diffuso una lettera aperta in cui condannava l’eccidio.

Durante la visita al mausoleo, il premier serbo aveva appena deposto un fiore davanti al monumento che ricorda i nomi delle oltre 6.200 vittime identificate e sepolte nel cimitero quando la folla ha iniziato a scandire Allah akbar (dio è grande), lanciando pietre e bottiglie di vetro. Circondato dalle guardie del corpo, Vučić è riuscito a lasciare il cimitero tra gli appelli alla calma degli organizzatori.

I fatti - La zona di Srebrenica, conosciuta per le sue fonti termali, divenne tristemente famosa per essere stata teatro del primo genocidio dalla Seconda guerra mondiale. Durante la guerra in Bosnia, tra il 1992 e il 1995, la città era un'enclave bosniaca all'interno di una zona abitata da serbo bosniaci; per questo motivo la Forza di protezione delle Nazioni Unite controllava l'area. I militari di Mladic e Raznatovic ebbero però vita facile nell'entrare in città e a deportare gli abitanti, per poi compiere la strage. I caschi blu olandesi, cui era stato affidato il compito di sorvegliare la zona, non si opposero all'azione armata. Un fatto, questo, che ha scaturito polemiche nel corso degli anni. Una corte olandese ha così deciso un risarcimento economico ai familiari delle vittime, ritenendo le truppe del proprio Paese corresponsabili della tragedia.

Il numero delle vittime non è definitivo - Le cifre ufficiali del genocidio avvenuto nell'ex Jugoslavia parlano di 8372 morti, ma il numero non è definitivo. Non tutti corpi sono stati ritrovati, il programma della cerimonia comprende comunque la tumulazione delle spoglie di 136 vittime identificate tramite test del Dna nel corso dell'ultimo anno. In passato nel cimitero di Potocari sono state già state sepolte 6241 persone.



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