domenica 30 dicembre 2018

Ecuador, la vittoria dei cittadini Chevron condannata per la deforestazione dell’amazzonia



La Corte Costituzionale dell’Ecuador in una decisione unanime 8-0 ha respinto l’appello finale della Chevron, condannando il gigante petrolifero al pagamento di 9,5 miliardi di dollari per compensare gli irreparabili danni causati alla foresta pluviale amazzonica nel corso di decenni di attività. La decisione, emessa con un rapporto di 151 pagine pubblicato è stata accolta con grande soddisfazione dai querelanti. “Non c’è dubbio che abbiamo vinto questa lunga battaglia legale” ha detto Pablo Fajardo, rappresentante degli interessi delle comunità indigene.

La vicenda risale agli anni in cui la Texaco ha operato nell’Amazzonia ecuadoriana, tra il 1972 e il 1992. In quel periodo, secondo l’accusa, la multinazionale petrolifera avrebbe sversato nei fiumi e nell’ambiente qualcosa come 68 miliardi di litri di materiali tossici, petrolio e derivati dell’estrazione, avvelenando irrimediabilmente decine di corsi d’acqua, campi e tratti di foresta. Le organizzazioni ambientaliste ecuadoriane, che da anni si battono per avere il risarcimento dei danni, hanno documentato questa devastazione con quello che avevano battezzato il Toxic tour: un viaggio tra i villaggi dell’Amazzonia attorno al centro petrolifero di Lago Agrio, in mezzo a pozze di petrolio a cielo aperto, campi annichiliti dalle piogge acide e fiumi ormai vuoti di pesci.

La Texaco, però, si è difesa dicendo di aver speso nel corso degli anni novanta 40 milioni di dollari per la bonifica delle aree coinvolte e di aver siglato con il governo dell’Ecuador un accordo, nel 1998, che chiudeva ogni pendenza. Non l’hanno pensata così i giudici di Lago Agrio, la cui decisione è stata accolta con molto favore dal presidente ecuadoriano Rafael Correa: “Giustizia è stata fatta – ha detto Correa – In una battaglia legale che sembra Davide contro Golia”.

Il caso contro Chevron è stato guidato dalla Unione delle vittime di Chevron-Texaco,  ’organizzazione di base che rappresenta le oltre 30.000 vittime, indigeni e agricoltori, che popolano la regione amazzonica nord-orientale dell’Ecuador affetta dalla contaminazione. “Questa sentenza è un grande passo in avanti per l’accesso alla giustizia”, ha affermato Willian Lucitante, coordinatore esecutivo della UDAPT. “Dopo 25 anni di lotta, possiamo finalmente chiudere questo capitolo. La Chevron inoltre non potrà più sostenere la tesi che il ricorso alle giurisdizioni estere non sia valido perché l’iter giudiziario in Ecuador non è ancora terminato.

In sua difesa, Chevron aveva a lungo sostenuto che un accordo firmato nel 1998 dalla Texaco con il governo Ecuadoriano, che prevedeva il pagamento di 40 milioni di dollari, assolvesse la società dalle sue responsabilità. La Chevron ha acquisito la Texaco tre anni dopo, nel 2001.La Corte ha respinto tutte le accuse di Chevron che si era dichiarata vittima di una frode ed ha respinto l’affermazione della società secondo cui le corti ecuadoriane non avevano giurisdizione sulla questione.

Nel frattempo, l’avvocato americano Steven Donziger che per anni ha rappresentato gli interessi dell’Ecuador è stato escluso dalla pratica della sua professione nello stato di New York. La corte d’appello dello Stato di New York ha giudicato Steven Donziger colpevole di condotta professionale scorretta, affermando che nel suo appello contro la sentenza del 2014 non ha contestato le conclusioni del giudice relative alla corruzione, alla manomissione dei testimoni e di altri documenti ufficiali.
I risultati “costituiscono prove incontrovertibili di una grave condotta professionale scorretta che minaccia immediatamente l’interesse pubblico”, ha dichiarato la corte d’appello annunciando la sospensione di Donzinger. Donziger non ha ancora commentato pubblicamente la decisione dello Stato di New York.

La necessità più urgente per le vittime della contaminazione è ora quella di raccogliere 350.000 dollari canadesi (circa 230.000 euro) entro un mese: l’enorme somma è stata imposta da una recente sentenza della Corte dell’Ontario per coprire le spese legali sostenute dalle due parti fino a questo momento. La sfida è cruciale per gli afectados rappresentati dalla UDAPT, dal momento che tale pagamento è una condizione indispensabile per ricorrere in appello alla Corte Suprema del Canada, e potere così proseguire nella ormai venticinquennale battaglia per ottenere giustizia.

Le vittime ecuadoriane stanno quindi facendo appello alla solidarietà internazionale attraverso una campagna di crowdfunding. Insomma, la battaglia continua, la Chevron continua a difendere i suoi interessi avendo risorse e centinaia di avvocati dedicati alla causa, rispetto ai popoli indigeni che chiedono giustizia.


mercoledì 26 dicembre 2018

ONU: 70esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani



Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Veniva quindi riconosciuta la dignità a tutti i membri della famiglia umana e i loro diritti, uguali ed inalienabili. Un fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Ma la fotografia di tali diritti nel 2018, fatta da Amnesty, non sembra correre in questa direzione.

Amnesty: in Italia "gestione repressiva" migrazioni" - "Gestione repressiva del fenomeno migratorio", "erosione dei diritti umani dei richiedenti asilo", "retorica xenofoba nella politica", "sgomberi forzati senza alternative". Non è un quadro positivo dell'Italia, quello delineato dal rapporto "La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019", pubblicato da Amnesty International in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il governo Conte, scrive la ong, "si è subito distinto per una gestione repressiva del fenomeno migratorio", in cui "le autorità hanno ostacolato e continuano a ostacolare lo sbarco in Italia di centinaia di persone salvate in mare, infliggendo loro ulteriori sofferenze e minando il funzionamento complessivo del sistema di ricerca e salvataggio marittimo". Parlando del Dl sicurezza, Amnesty afferma che contiene misure che "erodono gravemente i diritti umani di richiedenti asilo e migranti e avranno l'effetto di fare aumentare il numero di persone in stato di irregolarità presenti in Italia".

Amnesty: nel 2018 aumentato odio in Europa - Ma la bacchettata coinvolge tutta l'Europa: il 2018 è stato caratterizzato "dall'aumento dell'intolleranza, dell'odio e della discriminazione, in un contesto di progressivo restringimento degli spazi di libertà per la società civile" e in cui "richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono stati respinti o abbandonati nello squallore mentre gli atti di solidarietà sono stati criminalizzati". Secondo Amnesty a guidare questa tendenza sono stati "Ungheria, Polonia e Russia mentre nel più ampio contesto regionale in stati come Bielorussia, Azerbaigian e Tagikistan vi sono stati nuovi giri di vite nei confronti della libertà d'espressione e in Turchia ha proseguito a espandersi un clima di paura". Tuttavia, Amnesty sottolinea che in Europa "l'ottimismo è rimasto invariato e sono cresciuti attivismo e proteste: un coro di persone ordinarie dotate di una passione straordinaria chiede giustizia e uguaglianza".

Papa: "Parte dell'umanità vive nella ricchezza, altra senza diritti" - "Mentre una parte dell'umanità vive nell'opulenza, un'altra parte vede la propria dignità disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati". Lo ha affermato Papa Francesco nel messaggio ai partecipanti alla conferenza internazionale sui diritti umani. Per Bergoglio esistono "numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l'eguale dignità di tutti gli esseri umani sia riconosciuta in ogni circostanza".

Mattarella: "Il rispetto della dignità della persona è un obbligo" - In occasione dei 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Matterella, che ha sottolineato: "Il riconoscimento a livello globale che tutti gli esseri umani nascono liberi e godono di inalienabili e uguali diritti rappresenta oggi un principio che precede gli stessi ordinamenti statali. Il rispetto della dignità della persona non è, infatti, dovere esclusivo degli Stati, bensì un obbligo che interpella la coscienza di ciascuno. Tutti sono chiamati a darne quotidiana e concreta testimonianza".

Il 10 dicembre 1948, 70 anni fa, a Parigi, l’Assemblea delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo come "ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e tutte le Nazioni".

Parlando a Marrakech nel corso della conferenza sulla migrazione, il Segretario Generale dell'ONU, Antonio Guterres, l'ha definita un "faro globale per la dignità, l'uguaglianza e il benessere".

António Guterres, Segretario Generale Nazioni Unite:

"Da oltre sette decenni, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha ispirato milioni di donne e uomini a rivendicare i loro diritti e contestare le forze di oppressione, sfruttamento, discriminazione e ingiustizia".

L'anniversario è stato commemorato nelle città di tutto il mondo: a Roma, centinaia di persone hanno preso parte alla fiaccolata.

Amnesty International, in un rapporto diffuso in coincidenza dell'anniversario, critica l'Italia per il trattamento riservato ai richiedenti asilo.

"Questa politica di porti chiusi e criminalizzazione delle ONG che aiutano migranti e richiedenti asilo - dice un affiliato - non applica l'articolo 14 della Dichiarazione Universale, per il quale tutti hanno il diritto di chiedere asilo per persecuzione".

Il rapporto lamenta "l'erosione dei diritti umani dei richiedenti asilo", in seguito all'approvazione del Decreto sicurezza e immigrazione da parte del Governo.

Il metodo di risoluzione dei conflitti della Rondine Cittadella della Pace si presenta alle Nazioni Unite nel giorno del 70° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani. “Mentre assistiamo al crescere di estremismi e di violazione dei diritti di protezione dei minori e delle minoranze, l’esperienza di Rondine si presenta come un modello e la Missione italiana supporta e promuove questa metodologia di pace e la volontà di investire nei giovani leaders di pace”, ha dichiarato Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana all’Onu. “Non avremmo potuto immaginare miglior modo per celebrare l’anniversario della Dichiarazione dei diritti umani e proprio nella sala dove si discute di sviluppo per l’Onu – ha continuato l’ambasciatrice Zappia -. Rondine è un esempio di come, mettendo insieme giovani di culture diverse e provenienti da situazioni di conflitto, si possa imparare attraverso il dialogo a superare quelle situazioni di inimicizia che sono poi il fondamento di incomprensioni e guerre. L’Italia sostiene i progetti portati avanti dalla società civile e questo è un modo per tenere alta la bandiera dei diritti umani e per superare discriminazioni e indifferenze”. Mariangela Zappia ha concluso il suo intervento incoraggiando i giovani presenti ad “essere custodi della Dichiarazione dei diritti. Sta a voi tenerla viva e incoraggiare ogni occasione di comprensione e accoglienza verso tutti. Sono i giovani ad avere iniziato e continuato i reali cambiamenti del mondo”.