La Corte Costituzionale dell’Ecuador in una decisione unanime 8-0 ha respinto l’appello finale della Chevron, condannando il gigante petrolifero al pagamento di 9,5 miliardi di dollari per compensare gli irreparabili danni causati alla foresta pluviale amazzonica nel corso di decenni di attività. La decisione, emessa con un rapporto di 151 pagine pubblicato è stata accolta con grande soddisfazione dai querelanti. “Non c’è dubbio che abbiamo vinto questa lunga battaglia legale” ha detto Pablo Fajardo, rappresentante degli interessi delle comunità indigene.
La vicenda risale agli anni in cui la Texaco ha operato nell’Amazzonia ecuadoriana, tra il 1972 e il 1992. In quel periodo, secondo l’accusa, la multinazionale petrolifera avrebbe sversato nei fiumi e nell’ambiente qualcosa come 68 miliardi di litri di materiali tossici, petrolio e derivati dell’estrazione, avvelenando irrimediabilmente decine di corsi d’acqua, campi e tratti di foresta. Le organizzazioni ambientaliste ecuadoriane, che da anni si battono per avere il risarcimento dei danni, hanno documentato questa devastazione con quello che avevano battezzato il Toxic tour: un viaggio tra i villaggi dell’Amazzonia attorno al centro petrolifero di Lago Agrio, in mezzo a pozze di petrolio a cielo aperto, campi annichiliti dalle piogge acide e fiumi ormai vuoti di pesci.
La Texaco, però, si è difesa dicendo di aver speso nel corso degli anni novanta 40 milioni di dollari per la bonifica delle aree coinvolte e di aver siglato con il governo dell’Ecuador un accordo, nel 1998, che chiudeva ogni pendenza. Non l’hanno pensata così i giudici di Lago Agrio, la cui decisione è stata accolta con molto favore dal presidente ecuadoriano Rafael Correa: “Giustizia è stata fatta – ha detto Correa – In una battaglia legale che sembra Davide contro Golia”.
Il caso contro Chevron è stato guidato dalla Unione delle vittime di Chevron-Texaco, ’organizzazione di base che rappresenta le oltre 30.000 vittime, indigeni e agricoltori, che popolano la regione amazzonica nord-orientale dell’Ecuador affetta dalla contaminazione. “Questa sentenza è un grande passo in avanti per l’accesso alla giustizia”, ha affermato Willian Lucitante, coordinatore esecutivo della UDAPT. “Dopo 25 anni di lotta, possiamo finalmente chiudere questo capitolo. La Chevron inoltre non potrà più sostenere la tesi che il ricorso alle giurisdizioni estere non sia valido perché l’iter giudiziario in Ecuador non è ancora terminato.
In sua difesa, Chevron aveva a lungo sostenuto che un accordo firmato nel 1998 dalla Texaco con il governo Ecuadoriano, che prevedeva il pagamento di 40 milioni di dollari, assolvesse la società dalle sue responsabilità. La Chevron ha acquisito la Texaco tre anni dopo, nel 2001.La Corte ha respinto tutte le accuse di Chevron che si era dichiarata vittima di una frode ed ha respinto l’affermazione della società secondo cui le corti ecuadoriane non avevano giurisdizione sulla questione.
Nel frattempo, l’avvocato americano Steven Donziger che per anni ha rappresentato gli interessi dell’Ecuador è stato escluso dalla pratica della sua professione nello stato di New York. La corte d’appello dello Stato di New York ha giudicato Steven Donziger colpevole di condotta professionale scorretta, affermando che nel suo appello contro la sentenza del 2014 non ha contestato le conclusioni del giudice relative alla corruzione, alla manomissione dei testimoni e di altri documenti ufficiali.
I risultati “costituiscono prove incontrovertibili di una grave condotta professionale scorretta che minaccia immediatamente l’interesse pubblico”, ha dichiarato la corte d’appello annunciando la sospensione di Donzinger. Donziger non ha ancora commentato pubblicamente la decisione dello Stato di New York.
La necessità più urgente per le vittime della contaminazione è ora quella di raccogliere 350.000 dollari canadesi (circa 230.000 euro) entro un mese: l’enorme somma è stata imposta da una recente sentenza della Corte dell’Ontario per coprire le spese legali sostenute dalle due parti fino a questo momento. La sfida è cruciale per gli afectados rappresentati dalla UDAPT, dal momento che tale pagamento è una condizione indispensabile per ricorrere in appello alla Corte Suprema del Canada, e potere così proseguire nella ormai venticinquennale battaglia per ottenere giustizia.
Le vittime ecuadoriane stanno quindi facendo appello alla solidarietà internazionale attraverso una campagna di crowdfunding. Insomma, la battaglia continua, la Chevron continua a difendere i suoi interessi avendo risorse e centinaia di avvocati dedicati alla causa, rispetto ai popoli indigeni che chiedono giustizia.