venerdì 12 maggio 2017

«Ransomware» globale, attacco informatico in tutto il mondo



Un massiccio attacco informatico sembra aver colpito numerose organizzazioni e aziende in diversi Paesi dell'Europa. Sugli schermi dei computer presi di mira appare un messaggio che chiede un riscatto in bitcoin, riferisce Bbc News, precisando che ci sono informazioni in tal senso in arrivo da Spagna, Italia, Portogallo, Russia e Ucraina. Anche in Gran Bretagna, riferisce la stessa fonte, si è diffuso un allarma in tal senso, dopo che sono stati infiltrati i sistemi informatici di diversi ospedali. Il portavoce di Europol ha reso noto che la Gran Bretagna e la Spagna hanno chiesto aiuto sui cyberattacchi che oggi hanno preso di mira alcuni ospedali britannici e la rete telefonica in Spagna. Jan Op Gen Oorth non ha aggiunto altri dettagli in merito. In un tweet il direttore di Europol, Rob Wainwright, ha scritto che il cyberattacco contro il sistema sanitario britannico "segue la tendenza di attacchi 'ramsonware' ai centri sanitari avvenuti negli Usa".

Secondo il Nyt, il cyberattacco potrebbe essere stato condotto con uno degli strumenti di hackeraggio rubati lo scorso anno alla National security agency (Nsa) dal sedicente gruppo Shadow Brokers.

Per la premier britannica Theresa May l'attacco informatico che ha colpito numerosi ospedali in Gran Bretagna fa parte di un ampio attacco internazionale. Le prime informazioni parlavano di un malware diffuso soltanto sui computer di 16 ospedali del servizio sanitario inglese con ambulanze dirottate verso falsi obiettivi. Diversi ospedali, a Londra, nel nord ovest dell'Inghilterra e in altre parti del Paese, hanno comunicato di avere seri problemi con i loro computer al punto di chiedere ai loro pazienti di non presentarsi presso le loro strutture se non in casi di emergenza. Il servizio sanitario britannico (Nhs) ha comunicato che gli ospedali che hanno denunciato problemi ai loro sistemi di computer sono stati colpiti da un «ransomware», ma non ci sono indicazioni che gli hacker abbiano avuto accesso ai dati dei pazienti.

Un ricercatore di cyber-security ha affermato su Twitter di aver rilevato 36 mila casi di un ransomwere chiamato "WannaCry" e simili. L'attacco, ha affermato, "è enorme".

Nel frattempo, riferisce sempre Bbc News, l'attacco si è diffuso anche negli Usa, Cina, Vietnam, Taiwan e altri Paesi. Per quanto riguarda l'Italia, la stessa fonte scrive che sono state diffuse immagini che mostrano i computer del laboratorio di una università bloccati dal programma di ransomware. Una schermata minaccia l’utente: “I tuoi dati andranno persi per sempre se non paghi un riscatto”Non viene specificato il nome dell'Università. Secondo alcune informazioni, dei portafogli di bitcoin apparentemente associati con il ransomewere stanno intanto già incassando.

Il 'ransomware' è un virus malevolo che prende "in ostaggio" computer e smartphone e, proprio come in un rapimento, i cybercriminali chiedono agli utenti un riscatto in denaro per poter rientrate in possesso dei propri dati. Nell'ultimo anno ha visto un balzo del 50%, oltre a colpire gli utenti comuni, il 'ransomware' mette sotto scacco anche istituzioni, uffici e strutture pubbliche.

Kaspersky calcola che tra le aziende si è passati da un attacco ogni due minuti a uno ogni 40 secondi; per i singoli utenti la frequenza e' salita da un attacco ogni 20 secondi a uno ogni 10 secondi. E per gli esperti di Check Point Software Technologies, l'Italia è diventato il quarto paese Ue nel mirino e il 41esimo nel mondo.

Numerose le strutture in ginocchio: organizzazioni e aziende hanno visto i loro computer bloccati da un messaggio che chiede un riscatto in bitcoin del valore di 300 dollari. Secondo quanto riporta la Bbc, i paesi colpiti sarebbero 74 tra cui, oltre a quelli già citati, anche Regno Unito, Spagna, Italia e Taiwan. Per quanto riguarda il nostro Paese, viene fatto riferimento ad esempio ad una foto postata da un utente milanese, @dodicin, che mostra un laboratorio dell’Università di Milano Bicocca in cui alcuni schermi dei pc sono stati bloccati dal messaggio ricattatorio.

Il portavoce di Europol ha reso noto che Londra e Madrid hanno chiesto aiuto sui cyberattacchi che hanno preso di mira alcuni ospedali britannici e la rete telefonica in Spagna. Jan Op Gen Oorth non ha aggiunto altri dettagli in merito. In un tweet il direttore di Europol, Rob Wainwright, ha scritto che il cyberattacco contro il sistema sanitario britannico "segue la tendenza di attacchi 'ramsonware' ai centri sanitari avvenuti negli Usa".

Ransomware è un particolare tipo di attacco compiuto ai danni di utenti di dispositivi informatici collegati al web tramite cui malintenzionati arrivano a chiedere un riscatto per rilasciare dati che sono stati criptati da un programma (trojan) precedentemente inserito nei dispositivi presi di mira. Questo programma, o file, può essere immesso nei target tramite download da Internet, come allegato alla posta elettronica, o può anche essere spinto nei sistemi operativi sfruttando delle falle. I dati degli utenti vengono resi inaccessibili o illeggibili; dopo il pagamento (a volte richiesto in bitcoin, la moneta virutale) i dati ritornano nella normale disponibilità del legittimo proprietario.

Alle persone vittime dell’attacco è apparso un messaggio con cui si comunicava che il pc era stato preso "in ostaggio" e per liberarlo era necessario pagare un "riscatto" in bitcoin, ovvero l'equivalente di 300 dollari. Per quanto riguarda l'Italia, La Bbc indica, citando un utente twitter di nome @dodicin, che sono state diffuse immagini che mostrano i computer del laboratorio di un’Università bloccati dal programma di ransomware, ma non viene specificato il nome dell'università.


sabato 6 maggio 2017

Lilian Tintori annuncia marcia femminile contro la repressione



Lilian Tintori è la moglie di Leopoldo Lopez, economista e leader del movimento “Volontà Popolare” contro l’allora regime di Hugo Chavez e imprigionato nel 2015 con una sentenza che lo ha condannato a tredici anni e nove mesi di detenzione. Giudizio arrivato dopo un processo di 19 mesi additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte dell’attuale governo di Nicolas Maduro. Lopez è rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, a nord di Caracas dopo essersi consegnato alle autorità che lo indicavano come responsabile degli incidenti scoppiati al termine di una manifestazione studentesca che hanno portato anche alla morte di tre persone, ma per questo scagionato da una inchiesta giornalistica che ha scoperto che a sparare ed uccidere erano state le forze di polizia. Lilian ha tatuata sul polso la scritta “Venezuela”, in corsivo, simbolo della resistenza al chavismo. Lo scorso anno arrivò anche al gesto di incatenarsi in Piazza San Pietro, in Vaticano per chiedere udienza a Papa Francesco.

Ad oggi è salito ad almeno 37 il numero dei morti durante le proteste in Venezuela contro il governo del presidente Nicolas Maduro dall'inizio di aprile secondo la Procura di Caracas. L'ultima vittima è un giovane di 20 anni, Hecder Lugo. L'opposizione accusa Maduro di essere un dittatore e di aver portato il Paese sul lastrico, reclamando elezioni anticipate. Per oggi sabato 6 maggio è stata indetta una marcia di sole donne a Caracas, "senza uomini e senza armi", tutte vestite di bianco e con un fiore in mano, per chiedere che "cessi la repressione e si restituisca la democrazia al Paese", ha spiegato Lilian Tintori. I manifestanti chiedono che vengano anticipate le elezioni in programma per la fine del 2018. I sondaggi indicano che l'erede di Hugo Chavez, il socialista Maduro, non avrebbe chance di vittoria nel caso di una regolare tornata elettorale, con il Paese alla fame e senza medicinali.

In una conferenza stampa, Tintori - insieme a dirigenti femminili e spose di prigionieri politici - ha denunciato che la repressione della protesta si sta indurendo nel paese. "Ieri abbiamo contato 400 feriti, oggi altri 30 solo all'Università. Oggi si troveranno davanti un muro di donne, vestite di bianco, con in mano la bandiera tricolore e un fiore. La «marcha de las mujeres» percorrerà Caracas fino al ministero dell’Interno e della Giustizia. In prima fila, Lilian Tintori. «In Venezuela stiamo tutti protestando, pacificamente, nelle strade. Ma ora ci alziamo in piedi noi donne, perché stanno uccidendo i nostri figli, ragazzi innocenti, sparano a distanza ravvicinata. La repressione è brutale. A militari e poliziotti chiediamo di abbassare le armi e abbracciare la famiglia venezuelana».

All’interno del potere chavista c’è una donna, il procuratore generale Luisa Ortega Diaz, che ha dato torto a Maduro (dichiarando incostituzionale la decisione della Corte suprema). Cosa ne pensa?

«A lei va tutto il mio appoggio e la mia ammirazione, ha sostenuto la Tintori, perché è l’unico potere che si è allontanato dalla dittatura. Usando il suo potere istituzionale, ha rifiutato di avallare un golpe contro la democrazia. Che serva di esempio agli altri poteri dello Stato».

«Papa Francesco deve fermare il dittatore. Non può permettere una simile tortura, che continuino a sparare, che ci siano 167 prigionieri politici. Il Papa sa quello che sta accadendo perché monsignor Celli è stato qui. E’ arrivato il momento che alzi la bandiera della libertà e della democrazia in Venezuela».

Per il 2017 si prevede una nuova impennata dell’inflazione sino al 1500% dopo che, per il 2016, le statistiche hanno fatto segnare una crescita dell’800% e una contrazione del PIL vicina al 19%, mentre al tempo stesso secondo il Fondo Monetario Internazionale il tasso di disoccupazione ha superato la soglia del 25%, rendendo il livello registrato nella Repubblica Bolivariana il più alto al mondo dopo quello del Sudafrica. Cifre che segnalano molto più di un’allarmante regressione dopo la crescita continuata e sostenuta dell’era Chavez, cifre che denotano la penosa situazione in cui si ritrova la patria del “socialismo del XXI secolo” nel momento in cui, nel resto dell’America Latina, esso si difende con successo in Bolivia e Nicaragua ed è riuscito a garantirsi continuità in Ecuador. Secondo Angelo Zaccaria, studioso delle rivoluzioni bolivariane, l’atteggiamento di Maduro, nel corso degli ultimi anni, è stato improntato a una deleteria volontà di “mirare alla salvaguardia delle posizioni di una burocrazia civile-militare al potere” in cui pochi esponenti di spicco si sono messi in evidenza nel corso dell’ultimo quadriennio, rendendo ulteriormente più ampie le lacune aperte dalla scomparsa di Chavez.



mercoledì 3 maggio 2017

“Palestina entro i confini del 1967”, ma rifiuta di riconoscere Israele




Il leader ideologico di Hamas, Khaled Meshaal, presentando la nuova Carta fondamentale del movimento islamista e nesso in evidenza che ci sono alcuni elementi di moderazione rispetto a quella precedente ma Hamas continua a rifiutarsi di riconoscere lo Stato di Israele, definito ancora “entità sionista”.

L'organizzazione estremista palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007, ha approvato per la prima volta nella sua storia una modifica del proprio programma politico, accettando la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 e sottolineando la natura "politica" e non religiosa del suo conflitto con Israele. -Nel documento, un supplemento che modifica ma non sostituisce la Carta del 1988, Hamas considera la "creazione di uno Stato palestinese interamente sovrano e indipendente nelle frontiere del 4 giugno 1967 con Gerusalemme capitale" come "una formula di consenso nazionale".

I fatti che vengono da Gaza sono questi. Isolato dall’Egitto, dal fronte sunnita dell’Arabia Saudita e da quello sciita di Iran ed Hezbollah libanese (nelle sue posizioni ondivaghe aveva deluso tutti), Hamas cambia rotta. L’unico testo scritto del movimento era la Carta istitutiva del 1988. Più che una costituzione sembrava una copia dei Protocolli dei savi di Sion, il testo principe dell’antisemitismo internazionale. Qualche giorno fa è stato diffuso un nuovo documento nel quale il nemico non sono più gli ebrei ma Israele: «L’aggressore sionista occupante»; e si acconsente alla nascita di uno Stato indipendente palestinese a Est dei confini del 1967.

La novità più importante è l’accettazione dei confini del 1967, la cosiddetta Linea verde, come frontiera del futuro Stato palestinese. In questo modo Hamas in teoria cessa di rivendicare anche i territori a Ovest della Linea verde. Restano però le ambiguità nei confronti dello Stato Ebraico. Israele ha replicato che “non ci sono novità” rispetto a prima.

Hamas non cita Israele ma affermando quei confini ammette che a Ovest di quella demarcazione esiste qualcuno. È un avvicinamento alla posizione di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese di Ramallah e dell’Olp, che riconosce l’esistenza di Israele. Questo è il lato positivo della notizia. L'aspetto negativo è che il nuovo documento non sostituisce la Carta del 1988: rimane dunque l’antisemitismo e la volontà di distruggere Israele.

Un segnale che sicuramente gli israeliani hanno notato, nonostante le dichiarazioni negative di circostanza, è che il nuovo documento di Hamas non cita mai i Fratelli musulmani: dopo tutto il movimento di Gaza è la costola palestinese della fratellanza. Non è una svista, hanno deciso di non ricordarla perché non sarebbe piaciuto al governo del Cairo: è per togliere di mezzo i Fratelli musulmani egiziani che il generale al-Sisi fece il colpo di stato del 2013. È dunque molto probabile che il documento nel quale Hamas si avvicina alle posizioni negoziali di Fatah, sia stato ispirato dall’Egitto, il migliore alleato strategico di Israele nella regione oggi, nel tempo di al-Sisi, come ieri, ai tempi di Hosni Mubarak.

Nell’immobile confronto tra israeliani e palestinesi che non degenera mai in grande conflitto né si eleva a miracoloso negoziato, forse stanno accadendo cose. In settimana Abu Mazen sarà ricevuto alla Casa Bianca e per far risuscitare il defunto negoziato, l’imprevedibile Donald Trump potrebbe inventarsi qualcosa. Non c’è presidente degli Stati Uniti che negli ultimi 50 anni non abbia sognato di sottoscrivere un trattato di pace definitivo fra Israele e gli arabi. A dispetto delle dilettantesche dichiarazioni sul tema in campagna elettorale, Trump non è da meno.

Secondo gli esperti l'iniziativa mira a far rientrare l'organizzazione - considerata come "terroristica" da Israele, Stati Uniti ed Unione europea - nel gioco negoziale. Tuttavia, come si è detto, la modifica non costituisce un riconoscimento dello Stato ebraico, come invece chiedeva la comunità internazionale. Il documento - inviato anche a "numerose capitali straniere" che attualmente non hanno alcun rapporto con Hamas - è stato reso pubblico in  anticipo sui tempi previsti e a 48 ore dal primo incontro fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader palestinese Abu Mazen.  Israele: da Hamas solo 'fumo negli occhi' Israele ha rigettato la dichiarazione di Hamas e l'ha definita "fumo negli occhi", precisando che l'organizzazione palestinese al potere nella Striscia di Gaza continua a perseguire il suo obiettivo che è la distruzione di Israele. Lo ha reso noto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu, citato dai media israeliani.