venerdì 31 maggio 2013
Rassegna stampa dei quotidiani europei del 31 maggio 2013
Il giornale greco Ta Nea. I tre partiti della coalizione di governo non sono riusciti a trovare un accordo sulla legge contro il razzismo e presenteranno due testi differenti al parlamento.
I due partiti di sinistra, Pasok e Dimar, si sono accordati su una proposta di legge che punisce l’istigazione ai crimini razzisti e che riguarda principalmente il partito di estrema destra Alba dorata. Nuova democrazia (destra), partito del primo ministro Antonis Samaras, difende invece una proposta di legge che non prevede l’interdizione dei partiti i cui esponenti si macchiano di comportamenti razzisti.
“I dettagli giuridici indicano che le due proposte vanno nella stessa direzione e che basterebbero alcuni aggiustamenti per trovare un consenso”, nota Ta Nea. Syriza, partito della sinistra radicale, dovrebbe presentare una terza proposta all’inizio della prossima settimana.
Politika il quotidiano serbo di riferimento. Il 30 maggio il tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha assolto l’ex capo della sicurezza di stato Jovica Stanišić e l’ex commendante in capo delle unità speciali Franko Simatović.
La corte ha stabilito che i due pilastri del regime di Slobodan Milošević “non hanno partecipato a un’azione criminale comune” con i serbi di Croazia e di Bosnia Erzegovina tra il 1991 e il 1995, spiega Politika.
Secondo la corte non esistono prove sufficienti che l’azione di Stanišić e Simatović al fianco delle forze serbe di Croazia a Vukovar nel 1991 “avesse l’intenzione di contribuire alla realizzazione di un obiettivo comune attraverso i crimini”. Alla vigilia il tribunale aveva condannato sei ufficiali croati per crimini in Bosnia.
Il giornale polacco Rzeczpospolita con il titolone “Povertà, disoccupazione, salari bassi, sfiducia: è questo il prezzo che stiamo pagando per la crisi economica”. Il quotidiano conservatore paragona la situazione nel paese nel primo trimestre dell’anno con lo stesso periodo del 2009, quando la Polonia è stata colpita dalla prima ondata della crisi globale. Nonostante nel 2013 il pil sia cresciuto dello 0,5 per cento rispetto allo 0,4 per cento del 2009, il tasso di disoccupazione è più alto (11,3 per cento contro 8,3 per cento), e l’aumento dei salari si è quasi fermato (2,8 per cento contro 6,8 per cento).
Eppure il partito di governo, Piattaforma civica, non sembra pronto ad avviare le riforme, nonostante continui a perdere il sostegno della popolazione.
The Wall Street Journal Europe la versione europea della bibbia della finanza mondiale. “La tassa Ue sulle transazioni rallenta”
Il progetto di una tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe essere rallentato e ridimensionato a causa della mancanza di un accordo tra gli undici stati che hanno promesso di introdurre l’imposta, scrive il Wall Street Journal.
Dopo l'interruzione dei colloqui di ottobre sull’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie in undici paesi, i governi avevano deciso mettere in pratica la proposta della Commissione. Tuttavia il timore che la tassa possa colpire il valore delle azioni e aumentare i costi di finanziamento sembra aver provocato un cambio di rotta.
Secondo una fonte anonima vicina ai negoziati, a questo punto la nuova tassa potrebbe riguardare soltanto il commercio di azioni e non anche i bond e i derivati come era stato originariamente previsto.
Mentre in Italia i maggiori quotidiani hanno come tema centrale il fatto che Grillo scarica Rodotà."L’Italia vuole Rodotà». Recitava così uno dei tanti cartelli sventolati come bandiere nell’aula di Montecitorio dai parlamentari «grillini». Nato il 30 maggio di ottant’anni fa in Calabria e presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali dal ’97 al 2005, l’ex deputato comunista era arrivato al terzo posto nelle cosiddette «Quirinarie» online del M5S. Aveva totalizzato 4.677 voti dietro Milena Jole Gabanelli, con 5.796, e Luigi Strada, detto Gino, con 4.938.
Beppe Grillo e i suoi gridarono al tradimento e all’«inciucio»: il Pd aveva sostenuto Napolitano, che aveva conquistato il secondo settennato sul Colle. Gli italiani erano stati ingannati, tuonò l’ex comico genovese. Il popolo voleva Rodotà (un «popolo», in questo caso, composto da una piccola percentuale di internauti) e invece si ritrovava di nuovo il «vecchio» Presidente. Era il 22 aprile scorso. Sembra passato un secolo".
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domenica 5 maggio 2013
Giornata Mondiale libertà di stampa. Quando il giornalismo subisce troppe intimidazioni
La giornata Giornata Mondiale libertà di stampa è stata ricordata con "Un fiocco giallo su tutti i giornali. Iniziativa straordinaria per il rispetto del lavoro dei giornalisti, per Domenico Quirico e tutti i giornalisti impediti di comunicare o fermati nei luoghi di guerra.
La ventesima giornata mondiale dell'Unesco per la libertà di stampa è stata dedicata alla sicurezza e alla libertà di espressione, messe particolarmente a rischio nei luoghi di guerra, nelle terre dominate dai regimi e dalla malavita che infesta soprattutto le aree di frontiera.
E’ bene ricordare che la ricerca della verità, un dovere e un diritto. Nella giornata mondiale per la libertà di stampa proclamata dalle Nazioni Unite si ricorda e si riflette. “La nostra missione è raccontare gli orrori della guerra “scriveva Marie Colvin da vent’anni inviata del “Sunday Times”, uccisa il 22 febbraio in Siria. Stessa sorte per la giapponese Mika Yamamoto e Gilles Jacquier di France 2. Solo in Iran sono 16 i giornalisti in prigione. La libertà di espressione non è ancora garantita, l’appello a un maggiore impegno è arrivato da Ban Ki-moon. “Dobbiamo fare molto di più” – ha detto il segretario generale dell’Onu. “Servono maggiori tutele attraverso il rispetto della legge. Esorto tutti a fare il possibile per tradurre le parole in azioni concrete per creare un ambiente più sicuro per i media.”
19 i cronisti uccisi nel 2013, 174 quelli arrestati nella denuncia di “Reporter Senza Frontiere” che ogni anno pubblica numeri preoccupanti.
A fare sperare sono le battaglie vinte, come quella in Myanmar dove sono tornati i giornali indipendenti, dopo 50 anni di censura militare.
Il giornalismo non è mai stato attaccato come in questi tempi, in cui viene accusato di essere parte della casta e indicato come complice del decadimento della politica e delle amministrazioni pubbliche.
Ricordiamo in questa giornata Yoani Sánchez, la dissidente e giornalista cubana, che intende il mestiere del giornalista in questo modo: «Noi non possiamo stare lontani dalla realtà, osservare dall’alto la vita delle formiche, usando la lente di ingrandimento per avere l’illusione di essere vicini. Noi dobbiamo invece assumere il punto di vista delle formiche, stare con i piedi ben ancorati a terra: essere cronisti del reale».
Come diceva più di un secolo fa Lord Northcliffe, giornalista e poi editore inglese: «La notizia è quella cosa che qualcuno, da qualche parte, non vuole sia pubblicata. Tutto il resto è pubblicità».
Il fatto di avere una data per celebrare e rivendicare la libertà di stampa va benissimo così ha sostenuto Yoani Sánchez a Perugia, però bisogna sempre ricordare che ogni giorno dell’anno dobbiamo lottare per ottenere questo obiettivo. La situazione è molto complicata: non solo in Paesi come Cuba dove la libertà di espressione è seriamente compromessa, ma anche per i cittadini di altri Paesi che devono difendere le piccole porzioni di libertà informativa che hanno raggiunto. Credo che avvicinarsi a quelle nazioni dove la situazione è più difficile sia un modo per prendere coscienza e per tenere in debito conto i passi avanti fatti dalla libertà di espressione da parte dei Paesi dove ciò è avvenuto.
A Cuba è illegale avere un’antenna parabolica per la tv via satellite, ma a quelle che ci sono si collegano tante famiglie: la condivisione di qualsiasi cosa possa servire per la nostra sopravvivenza non solo fisica, ma anche intellettuale, per noi è la prassi. A Cuba non si può avere una connessione Internet a casa, salvo stranieri. Usiamo i social network come un Sos: sono un martello per abbattere il muro informativo, più difficile di quello di Berlino. Sono stati un’enorme protezione per me. A me piace soprattutto Twitter per come agevola la comunicazione essenziale e diretta.
Perché i cubani non si svegliano? Me lo chiedono in tanti. Perché c’è tanta paura: non solo paura dello stigma, ma di diventare una non persona. Io quando ho paura non è per me, ma per i miei cari. Se però mi lasciano parlare, non ho più paura.
La ventesima giornata mondiale dell'Unesco per la libertà di stampa è stata dedicata alla sicurezza e alla libertà di espressione, messe particolarmente a rischio nei luoghi di guerra, nelle terre dominate dai regimi e dalla malavita che infesta soprattutto le aree di frontiera.
E’ bene ricordare che la ricerca della verità, un dovere e un diritto. Nella giornata mondiale per la libertà di stampa proclamata dalle Nazioni Unite si ricorda e si riflette. “La nostra missione è raccontare gli orrori della guerra “scriveva Marie Colvin da vent’anni inviata del “Sunday Times”, uccisa il 22 febbraio in Siria. Stessa sorte per la giapponese Mika Yamamoto e Gilles Jacquier di France 2. Solo in Iran sono 16 i giornalisti in prigione. La libertà di espressione non è ancora garantita, l’appello a un maggiore impegno è arrivato da Ban Ki-moon. “Dobbiamo fare molto di più” – ha detto il segretario generale dell’Onu. “Servono maggiori tutele attraverso il rispetto della legge. Esorto tutti a fare il possibile per tradurre le parole in azioni concrete per creare un ambiente più sicuro per i media.”
19 i cronisti uccisi nel 2013, 174 quelli arrestati nella denuncia di “Reporter Senza Frontiere” che ogni anno pubblica numeri preoccupanti.
A fare sperare sono le battaglie vinte, come quella in Myanmar dove sono tornati i giornali indipendenti, dopo 50 anni di censura militare.
Il giornalismo non è mai stato attaccato come in questi tempi, in cui viene accusato di essere parte della casta e indicato come complice del decadimento della politica e delle amministrazioni pubbliche.
Ricordiamo in questa giornata Yoani Sánchez, la dissidente e giornalista cubana, che intende il mestiere del giornalista in questo modo: «Noi non possiamo stare lontani dalla realtà, osservare dall’alto la vita delle formiche, usando la lente di ingrandimento per avere l’illusione di essere vicini. Noi dobbiamo invece assumere il punto di vista delle formiche, stare con i piedi ben ancorati a terra: essere cronisti del reale».
Come diceva più di un secolo fa Lord Northcliffe, giornalista e poi editore inglese: «La notizia è quella cosa che qualcuno, da qualche parte, non vuole sia pubblicata. Tutto il resto è pubblicità».
Il fatto di avere una data per celebrare e rivendicare la libertà di stampa va benissimo così ha sostenuto Yoani Sánchez a Perugia, però bisogna sempre ricordare che ogni giorno dell’anno dobbiamo lottare per ottenere questo obiettivo. La situazione è molto complicata: non solo in Paesi come Cuba dove la libertà di espressione è seriamente compromessa, ma anche per i cittadini di altri Paesi che devono difendere le piccole porzioni di libertà informativa che hanno raggiunto. Credo che avvicinarsi a quelle nazioni dove la situazione è più difficile sia un modo per prendere coscienza e per tenere in debito conto i passi avanti fatti dalla libertà di espressione da parte dei Paesi dove ciò è avvenuto.
A Cuba è illegale avere un’antenna parabolica per la tv via satellite, ma a quelle che ci sono si collegano tante famiglie: la condivisione di qualsiasi cosa possa servire per la nostra sopravvivenza non solo fisica, ma anche intellettuale, per noi è la prassi. A Cuba non si può avere una connessione Internet a casa, salvo stranieri. Usiamo i social network come un Sos: sono un martello per abbattere il muro informativo, più difficile di quello di Berlino. Sono stati un’enorme protezione per me. A me piace soprattutto Twitter per come agevola la comunicazione essenziale e diretta.
Perché i cubani non si svegliano? Me lo chiedono in tanti. Perché c’è tanta paura: non solo paura dello stigma, ma di diventare una non persona. Io quando ho paura non è per me, ma per i miei cari. Se però mi lasciano parlare, non ho più paura.
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