venerdì 25 aprile 2025

Aforismi sul 25 aprile



Moltissimi poeti, scrittori e storici prendendo ispirazione dalla loro esperienza, hanno parlato del valore del 25 aprile. Ecco una breve raccolta delle frasi e dei pensieri sul 25 aprile.

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione. (Piero Calamandrei)

La Costituzione è un buon documento, ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua. (Sandro Pertini)

La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratiche-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c'è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline. (Pier Paolo Pasolini)

Tu non sai le colline | dove si è sparso il sangue. | Tutti quanti fuggimmo | tutti quanti gettammo | l'arma e il nome. (Cesare Pavese, 9 novembre 1945)

Renzo De Felice (Rosso e Nero, 1995) parla di “lunga zona grigia” nella quale si ritrovò la maggioranza del popolo italiano in attesa della fine. La stessa idea del “popolo alla macchia”, immagine simbolica di una presunta partecipazione popolare alla Resistenza, cozza con la realtà, laddove proprio gli eventi-simbolo della Resistenza (provocati dalla repressione delle forze armate tedesche) non furono strettamente legati a momenti di combattimento tra le forze in campo.

Romolo Gobbi (Il mito della Resistenza, 1992) ha definito una militanza “intermittente”, “contrariamente agli schemi epici del ‘partigiano continuo’dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945”. Tra partigiani e combattenti della RSI è la cosiddetta “zona grigia dell’astensione” a tenere ancora il campo, dando ai più un lasciapassare per il dopo, ed esonerandoli, allo stesso tempo, a fare i conti con il Regime. Con il risultato che – come ha scritto lo storico liberale Rosario Romeo (voce “Nazione”, in Enciclopedia del Novecento, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1979) – “la Resistenza, opera di una minoranza, è stata usata dalla maggioranza degli italiani per sentirsi esonerati dal dovere di fare fino in fondo i conti con il passato”.

In prima fila Piero Operti, una delle figure storiche dell’antifascismo non comunista, che così fotografava (Lettera aperta a Benedetto Croce, 1946) la reale “condizione italiana”: “L’italiano medio, ieri falso fascista, oggi falso antifascista, si ricostruisce una verginità coprendo d’ingiurie un passato a cui vent’anni della sua vita sono strettamente intrecciati. Su questo italiano, che naviga solo nella direzione del vento, nelle ore difficili non si potrà contare: in quelle ore egli imbroglierà le vele e si terrà alla cappa. Sui fascisti sinceri sopravvissuti al macello si potrà contare, perché sono uomini e non sacchi segnavento. Gli antifascisti onesti si sentono infinitamente più vicini agli onesti fascisti che non alla turba delle scimmie urlatrici che oggi li applaudono senza conoscerli”.