sabato 20 luglio 2013
Detroit: una città in fallimento
Detroit, culla dell’industria automobilistica statunitense con un debito di 18,5 miliardi di dollari, ha dichiarato fallimento in tribunale: è quanto ha annunciato il governatore dello stato del Michigan, Rick Snyder. Non era mai successo prima che una città così grande e importante dichiarasse bancarotta negli Stati Uniti.
Detroit, città simbolo dell’industria automobilistica statunitense, un tempo era la quarta città più popolosa degli Stati Uniti, ma è passata da 1,8 milioni di abitanti del 1950 a poco meno di 685mila nel 2013.
Si tratta - secondo la stampa Usa - della richiesta più grande mai presentata da una municipalità nella storia americana. La richiesta al giudice federale di accedere al Chapter 9 - che regola la bancarotta delle municipalità che possono chiedere assistenza per ristrutturare i propri debiti - è stata avanzata dal commissario straordinario di Detroit, Kevyn Orr, che ha dichiarato lo stato di insolvenza della città.
Il sindaco Dave Bing ha assicurato che i servizi pubblici saranno garantiti e gli stipendi degli impiegati della pubblica amministrazione saranno pagati. Lo stato del Michigan ha nominato un manager che si occuperà della causa di fallimento Kevyn Orr e ha chiesto al tribunale di aprire un procedimento di bancarotta per la città.
Questa procedura dovrebbe permettere di liquidare il patrimonio della città e di pagare creditori e pensioni. Ma molti sono scettici sull’efficacia di questa misura in una città così grande. Infatti la bancarotta implica nuovi tagli per le pensioni degli abitanti della città, riduzione dei servizi e avrà un effetto negativo sui prestiti. Ma molti industriali sono soddisfatti, racconta il New York Times, perché la procedura è un modo per azzerare il debito e ricominciare da capo.
La città del Michigan da anni era alle prese con un dissesto finanziario che l'ha vista più volte ricorrere a prestiti per finanziare operazioni che non hanno prodotto i risultati sperati sul fronte delle entrate. A pesare c'è stata una cattiva gestione delle finanze pubbliche dovuta alla corruzione politica. Ma anche il duro colpo subìto dal mercato immobiliare e l'enorme calo della popolazione (dai 7 milioni di abitanti degli anni 50 ai 714 mila attuali tra il 2000 e il 2010) legato alla crisi economica che ha penalizzato anche il mercato dell'auto e l'immenso indotto che hanno fatto di Detroit la «Motor City» americana. Uno spopolamento, in particolare, che ha ridotto la base dei «contribuenti» al bilancio delle casse municipali senza che, contemporaneamente, si riducessero le spese pubbliche.
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