E’
facilmente ipotizzabile che ci sia una stretta relazione tra l’attività della
guerriglia talebana e la stantia situazione politica in Afghanistan non ancora
definita dopo la consultazione elettorale. E’ bene ricordare che i portavoce
talebani avevano minacciato in che avrebbero boicottato e minacciato il
processo democratico delle elezioni presidenziali dello scorso agosto. E’
altrettanto facile ipotizzare che non è solo una coincidenza l’attentato contro
i militari “di pace” a Kabul sia arrivato dopo l’annuncio della Indipendent
Election Commission (IEC) sulla vittoria di Hamid Karzai.
Di fronte alla guerra dei sacerdoti talebani ( ) sempre più agguerrita, la NATO ha il dovere
politico-militare di adeguare la propria strategia in Afghanistan. A fine
agosto il Comando Alleato della missione ISAF in Afghanistan ha diramato le
nuove linee guida per le operazioni di counter-insurgency
che i comandi militari devono seguire sul terreno. La nuova strategia dovrebbe segnare
un significativo cambiamento almeno a livello operativo dopo anni di sforzi nel
paese. Il punto focale è l’accantonamento della distinzione tra operazioni di
combattimento, operazioni di stabilizzazione e sforzi di ricostruzione. Il counter-insurgency implica che
l’obiettivo di tutti gli sforzi Alleati è quello di sottrarre la popolazione
locale al controllo dei talebani e guadagnare il loro sostegno a favore del
governo afgano. Solo l’isolamento degli insorti può porre fine alla guerra degli
integralisti. In queste nuove operazioni proteggere la popolazione civile è più
importante che uccidere gli insorti, perché senza il sostegno e la fiducia della
popolazione locale la guerra dei sacerdoti talebani può disporre di riserve di
combattenti quasi illimitate. Lo scopo della nuova missione deve essere quello
di creare un Afganistan dove chi governi non permetta ai terroristi islamici di
avere basi e poter fare proseliti.
D’altronde, come ha sostenuto Fareed
Zakaria, analista di punta della CNN,che ha sostenuto che in “Afghanistan bisogna tornare all’obiettivo
originale della missione ossia impedire ad al Qaeda di ritrovare luoghi sicuri dai quali ordire le sue
trame di morte”. E la soluzione potrebbe essere quella adottata dall’ impero britannico
del deal making, di comprare e negoziare l’appoggio delle tribu, che
hanno sempre avuto un forte peso sociale e politico.
In occasione della fine del ramadam il messaggio del
Mullah Omar non si è fatto attendere: “Invasori
studiate la storia: dai tempi di Alessandro il Magnifico fino a oggi. Perché
non siete mai riusciti a dominarci. E mai ci riuscirete”. Un avvertimento
ed una verità Il monito della guida spirituale dell'Afghanistan si rivolge alle
truppe Nato, che hanno il dovere di vigilare la difficile situazione e a tutti
coloro che “non vogliono imparare dalla
storia”. E non “vogliono guardare la realtà con i loro occhi. Avete
ottenuto qualcosa in questi otto anni?”. E poi ha aggiunto: “Non ascoltate Obama, sconfiggeremo la Nato”.
L'Emirato islamico dell'Afghanistan invita l'opinione pubblica occidentale a
non dare ascolto a Obama, che dice che la guerra in Afghanistan è una guerra
necessaria.
In questo messaggio, il leader dei talebani ha illustrato
anche il suo piano per il futuro del Paese: uno Stato indipendente, imperniato
su un "sistema islamico retto",
nel rispetto della sharia. Prima di tutto, però, occorre che le truppe
straniere lascino il Paese.
Il ministro
degli Affari Esteri italiano Frattini riferendosi alle future prospettive in
Afghanistan ha auspicato che: "Il
nuovo presidente afghano Karzai deve fare un vero e proprio contratto con la
comunità internazionale perché non è più il momento di chiedere, ma è
necessario che il governo di Kabul si assuma le responsabilità di fronte al suo
popolo e a chi sta dando aiuti".
Per dare manforte a questa nuova strategia
politico-militare sarà significativo ragionare su un impegno di lungo periodo
perché bisogna che crescano, di numero oltre che di fiducia, le forze di
polizia afgane e sarà altrettanto indispensabile che i progetti con le aree tribali
siano più consolidate, per evitare che la popolazione civile si senta
abbandonata nelle mani dei sacerdoti talebani.